Le Iene e il servizio che ha fermato l'"esperimento segreto" del Gran Sasso: ecco tutta la verità

Martedì 28 Novembre 2017
Le Iene e il servizio che ha bloccato gli studi sui neutrini nel Gran Sasso
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Eccesso di allarmismo o grande servizio pubblico? Il mondi del web da giorni si divide dopo che un servizio di Nadia Toffa per 'Le Iene', di fatto, ha portato a bloccare alcuni studi, decisamente innovativi, sui neutrini all'interno del laboratorio dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, all'interno del Gran Sasso.



Tutto era iniziato quando era stato annunciato il programma SOX, che sarebbe dovuto partire il prossimo anno e che, dopo alcuni test di sicurezza, aveva ottenuto l'ok dai Ministeri dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente, ma anche della Regione Abruzzo. In pratica, venivano utilizzati materiali come il tungsteno che permettono un isolamento della materia dai neutrini e che consentono anche il trasporto dei materiali necessari in condizioni di assoluta sicurezza, senza alcun rischio di contaminazione ambientale. Il servizio de 'Le Iene', però, aveva posto l'accento sui possibili rischi: quello contaminazione delle acque, alla luce di alcuni incidenti avvenuti in passato a causa di errori umani, e quello di un vero disastro nucleare in una zona altamente sismica. Va detto, però, che proprio alla luce dell'elevata sismicità della zona i laboratori sono stati costruiti con materiali e procedure decisamente più stringenti rispetto all'edilizia comune.



Sotto accusa c'è un elemento fortemente radioattivo che viene trattato nei laboratori dell'Infn: il Cerio 144. L'Italia lo ha acquistato dalla Russia e, per evitare contaminazioni, è stato pensato un particolare tragitto fino al Gran Sasso. Verrà trasportato in condizioni di isolamento e gli unici a subire delle contaminazioni, peraltro inferiori a quelle di una risonanza magnetica, saranno i tecnici del laboratorio. Già un mese prima del servizio de 'Le Iene', Wired si era occupato del caso, spiegando perché gli esperimenti dell'Infn sono sicuri e il SOX non fa eccezione. A parlare dello stesso argomento anche altri siti d'informazione, come Il Post.



“I neutrini sono particelle talmente sfuggenti che per rivelarli è necessario schermare quanta più radioattività possibile, inclusa quella naturale, e devono essere l’unica cosa che esce dall’apparato costituito dalla sorgente e dalla sua schermatura. D’altronde è questo il motivo per cui il rivelatore di neutrini si trova a 1.400 metri di profondità; la roccia del Gran Sasso scherma la radiazione cosmica di fondo a cui siamo quotidianamente soggetti. Borexino si trova in uno dei luoghi meno radioattivi del mondo, ed è così che deve rimanere per funzionare” - si legge su Wired - “l tungsteno ha la più alta temperatura di fusione dopo il carbonio (oltre 3400 °C) e conferisce alla lega di cui fa parte, contenente ferro e nichel al 5%, un’ottima resistenza meccanica. Questo fa sì che la sorgente di neutrini resti sicura anche a fronte di incendi accidentali, cadute e crolli. Dopo la manovra di posizionamento (che, come quella futura di estrazione, segue un rigido protocollo studiato appositamente) non sono previsti ulteriori interventi per la durata di 18 mesi dell’esperimento, minimizzando la possibilità di errori umani sulla sorgente di neutrini”.




L'allarmismo provocato dal servizio de 'Le Iene', decisamente più visto rispetto all'articolo di Wired, ha portato i consiglieri regionali abruzzesi del M5S a proporre una risoluzione, approvata poi all'unanimità, che di fatto ha bloccato l'esperimento. Il motivo? Nelle varie autorizzazioni ci sarebbero gravi omissioni riguardo alle captazioni dell'acqua che avvengono all'interno dei laboratori.
Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 12:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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