Mentre infuria la bufera giudiziaria per gli investimenti dissennati e le politiche predatorie in Vaticano, arriva dall'arcidiocesi di Pesaro la notizia di una speculazione che ha fatto andare in fumo 616mila euro. Soldi investiti in Liechtenstein e svaniti. Adesso, a distanza di anni, è stata avviata una causa civile per recuperare i fondi. Le speranze di successo, però, sono deboli.
I soldi arrivavano dalle parrocchie ed erano stati investiti tra il 2003 e il 2004, con versamenti a più riprese alla società ValorLife Lebensversichterungs-Aktienegeselschaft di Vaduz, capitale del piccolo principato tra Svizzera e Austria, dove si pagano tasse all'1,5%. La Curia aveva sottoscritto nove polizze vita, come rivelato ieri da Il Resto del Carlino, edizione di Pesaro, con beneficiari preti e fiduciari vari, della durata di sei anni. I primi versamenti risalgono agli ultimi mesi del 2003, quando l'Arcidiocesi era guidata da Angelo Bagnasco, e sono proseguiti fino ad agosto 2004, quando era già arrivato monsignor Piero Coccia.
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LA CAUSA
Con la strada penale ormai sbarrata dalla prescrizione, la decisione dell'Arcidiocesi pesarese, nella persona di Coccia, è stata adesso costretta a intentare una causa civile, dopo che una recente sentenza sempre contro la ValorLife, proposta da clienti del Centro Italia, si è conclusa con una transazione del 15% del valore versato. La causa davanti al Tribunale civile di Pesaro, però, si è subito inceppata, dato che non si riesce a notificare gli atti alla società del Liechtenstein, chiusa dall'autorità di vigilanza circa un anno fa. Secondo il legale della Curia, Tommaso Patrignani, «l'Arcidiocesi ha sottoscritto un contratto di puro investimento speculativo con capitale ad alto rischio e non, come era nelle intenzioni, delle polizze vita con capitale garantito. La ValorLife ha violato tutti gli obblighi di legge addossando alla Diocesi l'intero rischio dell'investimento». Prossima udienza ad aprile 2021 ma sembra difficile che il denaro oramai possa essere recuperato.