I Gesuiti – obtorto collo – sotto la pressione che cresce di giorno in giorno nel mondo hanno di fatto riconosciuto che il caso Rupnik è effettivamente mostruoso per via delle dimensioni assunte e per via delle implicazioni etiche riguardanti la gestione dei reati gravi e misteriosamente cancellati dal Vaticano (ai massimi livelli) nel 2020.
VITTIME
Imbarazzo in Vaticano, giallo su chi tolse la scomunica al gesuita che violentò diverse suore
Nel comunicato, in un passaggio, si fa riferimento alle donne abusate dal gesuita artista, fondatore del Centro di spiritualità Aletti, una realtà romana che godeva (e gode) di influenti protezioni nella curia e nel Vicariato. «Molte di queste persone non hanno conoscenza le une delle altre e i fatti narrati riguardano periodi diversi (Comunità Loyola, persone singole che si dichiarano abusate in coscienza, spiritualmente, psicologicamente o molestate sessualmente durante personali esperienze di relazione con padre Rupnik, persone che hanno fatto parte del Centro Aletti). Perciò il grado di credibilità di quanto denunciato o testimoniato sembra essere molto alto.I comportamenti di padre Rupnik denunciati hanno avuto luogo in diversi periodi tra la metà degli anni ’80 al 2018. coprono un arco temporale di più di trent’anni. Il Team ha proposto a pare Rupnik di poterlo incontrare al riguardo senza successo».
DECISIONI
In forma cautelare sono state rese però più rigide le norme restrittive nei confronti di Rupnik. Gli è stato per ora vietato «qualunque esercizio artistico pubblico, in modo particolare nei confronti di strutture religiose (come ad es. chiese, istituzioni, oratori e cappelle, case di esercizi o spiritualità). Quindi, tali restrizioni si aggiungono a quelle già attualmente in vigore (divieto di qualunque attività ministeriale e sacramentale pubblica, divieto di comunicazione pubblica, divieto di uscire dalla Regione Lazio)».
Si sottolinea inoltre che la Compagnia di Gesù «ha il dovere di affrontare seriamente questi casi ed altri simili che si sono presentati e si presentano, a rispetto e tutela della verità e della giustizia per tutte le parti in causa». Tuttavia nel comunicato non vi è un solo riferimento su quanto accaduto nel 2020 in Vaticano, quando padre Rupnik venne sanzionato pesantemente dalla Congregazione della Fede. Il reato canonico riconosciuto era gravissimo, riguardava la assoluzione del complice e prevedeva la scomunica immediata. Di conseguenza il cardinale Ladaria, prefetto (appartenente all'ordine religioso dei Gesuiti) gli notificò il divieto di svolgere attività spirituali, tenere esercizi spirituali e mantenere il livello di vita pubblica sempre avuto. Tre mesi dopo, misteriosamente, lo stesso cardinale Ladaria, dopo averne parlato con Papa Francesco, decise di cancellare con un colpo di spugna la scomunica a Rupnik, il quale continuò a lavorare, svolgere attività spirituale, tenere corsi di natura religiosa in tutto il mondo, come se niente fosse. Papa Francesco in una recente intervista alla Ap si è difeso affermando che il caso Rupnik è stato per lui una doccia gelata, sicuramente non si aspettava affiorasse quello che nel frattempo è emerso. Ad oggi non è chiaro chi e perché ha tolto la punizione canonica al gesuita abusatore. Il Vaticano non ha ancora emesso alcun comunicato nonostante le richieste arrivate dalla stampa di tutto il mondo.
Ecco cosa ha detto il Papa alla agenzia di stampa americana: «Per me è stata una sorpresa, davvero. Questo, una persona, un artista di questo livello, per me è stata una grande sorpresa e una ferita». Ha poi auspicato una maggiore trasparenza, riguardo alla modalità in cui vengono gestiti i casi di abusi: «È quello che voglio, e con la trasparenza arriva una cosa molto bella, che è la vergogna. La vergogna è una grazia«. Il Papa ha anche dichiarato di non aver avuto alcun ruolo nella gestione della vicenda e di essere intervenuto solo proceduralmente «in un piccolo processo che è arrivato alla Congregazione della Fede in passato». In merito al fatto che il Vaticano non abbia rinunciato, in questo caso, alla prescrizione, Francesco ha affermato che è giusto rinunciare «sempre» ai termini di prescrizione nei casi che coinvolgono minori e «adulti vulnerabili», mentre è più opportuno mantenere le consuete garanzie legali con i casi che coinvolgono gli altri adulti, come è successo per padre Rupnik.