Covid, in Abruzzo la prima zona rossa dopo il lockdown: 12 positivi, chiusa una frazione di Lucoli

Venerdì 28 Agosto 2020 di Stefano Dascoli
In Abruzzo la prima zona rossa dopo il lockdown: 12 positivi chiusa una frazione di Lucoli

Difficile dire come il virus sia entrato, sconvolgendo la vita placida e tranquilla di questi borghi, tutti pascoli e sci d'inverno, rifugi, tanto verde e buon cibo. E invece dall'11 agosto Lucoli, in Abruzzo, mille anime nella stagione fredda e tremila in queste giornate estive, grazie ai turisti e ai paesani di rientro, ha conosciuto l'incubo del Covid-19. Dodici contagi, centinaia di tamponi fatti, uno screening di massa voluto dal sindaco Valter Chiappini. E, soprattutto, dalla mezzanotte di oggi e per almeno cinque giorni (la Regione ne consigliava quindici), prima zona rossa d'Italia dopo il lockdown. Decisione assunta perché dei due focolai che si sono accesi nell'agosto che da sempre, qui, è sinonimo di ritorno a casa e di festa, uno, il più recente, non è ancora sotto controllo.

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Andiamo con ordine. L'11 agosto torna in paese un 40enne che vive in Trentino. Una volta a casa si accorge del contagio. Fatale, a quanto è stato possibile ricostruire, una vacanza in Sardegna. Scattano immediatamente le procedure di tracciamento dei contatti più stretti. Alla fine solo la mamma risulterà positiva e, ormai, se i tamponi di controllo finale, a giorni, saranno negativi, la storia si chiuderà qui. Nel frattempo, però, scoppia un'altra emergenza. Il 22 agosto uno dei ristoranti della zona annuncia la chiusura: «A seguito della positività al Covid-19 di una nostra collaboratrice, per proteggere al meglio la nostra salute e quella degli avventori abbiamo deciso di tornare operativi dopo gli esiti dei tamponi e la sanificazione degli ambienti».



LA COLLABORATRICE
Lei, la collaboratrice, è una ragazza che vive in paese da una quindicina anni. Anzi, per la precisione nella frazione di Casamaina: cento abitanti di inverno, trecento d'estate. Anche in questo caso comincia l'opera di ricerca dei contatti più stretti. E, via via, si scoprono positivi il marito, la cognata, due suoceri, il figlio di 8 anni. E così di seguito, fino ad arrivare ad intaccare tre famiglie. Per carità: nessuno sta male, sono tutti in isolamento domiciliare. Ma in un paese così piccolo, dove tutti si conoscono e vivono gomito a gomito, esplode la psicosi.

Il sindaco Chiappini si barrica in Municipio fino a notte. Il suo telefono bolle, i compaesani chiedono informazioni, sono impauriti. La tensione cresce finché il primo cittadino decide di invitare la cittadinanza a uno screening di massa. «Abbiamo fatto 147 tamponi - dice Chiappini -, con grande senso civico si sono presentati non solo i residenti, ma anche i dimoranti. Questo allungherà un po' le procedure per avere gli esiti. C'è anche il weekend di mezzo». Per questo, per evitare altri tre-quattro giorni di rischi e tensione, il sindaco istituisce la zona rossa nella frazione di Casamaina. Almeno fino alla mezzanotte del primo settembre divieto di allontanamento, sospensione delle attività non essenziali, chiusura dei parchi e delle zone sportive, consentiti solo i rientri a casa per chi si trova fuori.

«Non potevo aspettare - dice Chiappini -, mi avrebbero potuto accusare di non aver arginato il contagio». I primi 18 risultati sono già arrivati: tutti negativi, compreso il test a cui si è sottoposto il sindaco stesso. Per gli altri servirà ancora un po'. Il perché del contagio resta un mistero: anche perché qui, nell'Abruzzo forte e gentile, quello di montagna, nessuno si permette di gettare la croce ai turisti arrivati come forse non mai»
 

Ultimo aggiornamento: 14:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA