Ci sono sempre meno particelle di virus nei tamponi e una delle spiegazioni più probabili potrebbe essere nell'uso più diffuso delle mascherine. «Dopo l'utilizzo di massa delle mascherine è evidente che i contagi avvengano con dosi infettive più basse rispetto a gennaio e febbraio, quando l'uso di queste protezioni non era molto diffuso», ha osservato il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano. «La gravità della malattia dipende dalla dose infettiva: se c'è meno carica virale, la sintomatologia più bassa», ha osservato l'esperto. Su questo tema non ci sono ancora dati ufficiali, anche se «l'evidenza clinica indica che ci sono meno casi gravi e meno casi urgenti, meno ricoveri nei pronto soccorso e meno nelle unità di terapia intensiva, ma su questa base non si può dire che il virus non c'è più, né che si è attenuato o adattato all'uomo. Non c'è infatti un solo lavoro scientifico che dica che virus si sia modificato e che abbia subito una mutazione che ne giustifichi un'attenuazione».
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L'esperto osserva che «del virus vediamo che nei tamponi la carica virale è più bassa ed è più difficile isolare il virus, ma questo - rileva - non significa che il virus sia cambiato: vediamo che c'è meno virus nei tamponi, ma il perché è da capire».