Mauro Bellugi è sempre stato un combattente. A 20 anni ha vinto lo scudetto con l'Inter (1970-71), oggi si trova a duellare contro le avversità della vita. Intorno alla seconda metà di novembre all'ex difensore nerazzurro (ha giocato anche con Bologna, Napoli e Pistoiese, ritirandosi nel 1981 con 335 presenze sulle spalle) sono state amputate le gambe, dopo che qualche settimana prima era stato ricoverato a causa del Covid-19.
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Come è nel suo carattere. Cosa è successo?
«Questo Covid insieme a un'anemia, si è scatenato per bene e mi ha mandato le gambe in cancrena. O eliminavo loro o eliminavo me. Però, ho moglie e una figlia. E allora ho eliminato loro. Sinceramente se fossi stato da solo, ci avrei pensato un po'».
Perché dice così?
«Il dolore è immenso, solo chi ha provato questa cosa può dirlo, commentarlo. È un dolore continuo, sempre. Sei sempre sotto morfina, è davvero durissima. Ci sono momenti nei quali non ce la fai».
Ma adesso come sta?
«Le ferite ora vanno bene. Sto aspettando la riabilitazione. Sto facendo un po' di ginnastica con un fisioterapista. Vado avanti. Non posso fare altro. I momenti di sconforto ci sono, anche di pianto. Mi dispiace per la gamba destra. Ci tenevo più della sinistra».
È quella del gol in Coppa Campioni.
«Sì, ho segnato la mia unica rete, nel 1971 contro il Borussia Moenchengladbach».
Adesso?
«Prenderò delle protesi, voglio battere il record di Pistorius. Certo, ci vuole coraggio ad andare avanti. Però, con le protesi con quei pochi passi potrò fare qualcosa, andare al ristorante, passeggiare. Mica devo fare altre rovesciate».
Non è stato facile in queste settimane.
«Ho dovuto smettere a calcio per problemi alle gambe, giocandomi il Mondiale di Spagna 1982. Adesso è accaduta questa cosa. Nella vita sono cose che possono capitare».