Covid, Italia sopra Spagna e Inghilterra: chi ha chiuso prima ora sta meglio di noi

Giovedì 12 Novembre 2020 di Mauro Evangelisti
Covid, Italia sopra Spagna e Inghilterra: chi ha chiuso prima ora sta meglio di noi

Il virus non è invincibile, la diffusione può essere arginata se si decidono (e si rispettano) misure di contenimento rigorose. All'inizio di ottobre la Spagna aveva una incidenza di nuovi casi positivi otto volte più alta di quella dell'Italia. Da allora tutto è cambiato e oggi, stando ai dati delle ultime due settimane, nel nostro Paese vengono individuati più positivi dei vicini iberici, sempre considerando il dato rapportato al numero di abitanti.

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SCENARI
Lo stesso sorpasso di cui avremmo volentieri fatto a meno è avvenuto nei confronti del Regno Unito, dove oggi i contagi sono molti, ma meno che in Italia. Non abbiamo superato la Francia, ma ci stiamo drammaticamente avvicinando. Questo mutamento di scenario deve, da una parte, spaventare perché in Italia l'epidemia sta correndo troppo velocemente (anche se meno di due settimane fa), ma dall'altra può anche offrirci un elemento di fiducia, perché con misure di restrizioni molto severe (senza comunque arrivare a un vero lockdown) Spagna e Regno Unito stanno assistendo a un graduale miglioramento della situazione epidemiologica. Non significa che la crisi è terminata, tutt'altro, ma rispetto ai giorni più bui di qualche settimana fa i numeri sono più bassi. Più nel dettaglio, prendendo come punto di riferimento la Spagna (dove le chiusure sono state decise dalle varie regioni): secondo le statistiche di Ecdc, l'agenzia dell'Unione europea, a inizio ottobre l'incidenza sui 14 giorni in rapporto a centomila abitanti nel Paese iberico era otto volte più alta che in Italia. Sembrava una differenza incolmabile, ma in poco più di un mese tutto è cambiato.
Gli ultimi dati disponibili (sempre tenendo conto del numero di positivi rapportato su centomila abitanti in due settimane) per la Spagna parlano di 600,5 casi, per l'Italia di 713,5.

Sui decessi (dato che però cambia molto più lentamente rispetto alla velocità del contagio) la Spagna ha ancora un valore più alto, 9,5 morti per Covid ogni centomila abitanti nelle ultime due settimane, ma l'Italia purtroppo si sta avvicinando, è già a 7,7, mentre a settembre quel numero era ampiamente sotto a 1.


I PICCHI
Anche il Regno Unito oggi ha una situazione migliore dell'Italia: 474,4 positivi ogni centomila abitanti e 6,6 morti. Resta invece più grave la situazione in Francia con 941,6 casi e 9,9 morti. Ma sono due i Paesi più in sofferenza in Europa: la Repubblica Ceca e il Belgio. Sempre tenendo conto del numero di abitanti, qui l'incidenza è drammaticamente più alta. Nella Repubblica Ceca le ultime due settimane fanno segnare 1.369,5 casi e 26,1 morti, in Belgio 1.185 e 21,4. La Grecia per ora non ha numeri così alti - 259,4 e 2,5 - ma di fronte a un incremento dei casi corre ai ripari. Sono scattate restrizioni più severe per quanto riguarda gli spostamenti, alla luce dei 2.752 nuovi casi nelle ultime 24 ore. Questa nuova stretta arriva a quattro giorni dalle prime chiusure.


STANCHEZZA
Il ministro della Protezione civile di Atene (e responsabile della risposta del governo alla pandemia), Nikos Hardalias, spiega: «Tutti i movimenti sono vietati tra le 21 e le 5. Le prossime settimane saranno particolarmente critiche. Riconosciamo la stanchezza che sentiamo tutti, ma siamo in un momento critico e dobbiamo essere armati di pazienza e perseveranza per proteggerci a vicenda e affrontare la seconda ondata. Limitando i movimenti non necessari a livello nazionale, limitiamo il trasferimento e la trasmissione del virus e riduciamo la possibilità di nuovi cluster». In Grecia, il totale dei casi di coronavirus è ora a 63.321. Di questi, 347 persone sono in terapia intensiva. Secondo il ministero della Salute, i reparti di emergenza Covid sono ora pieni al 70 per cento. Ieri sono state 43 le vittime, portando il totale a 909.

Ultimo aggiornamento: 14:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA