Covid in Sardegna, positivi non segnalati e tracciamenti mai fatti: la procura indaga sui locali

Sabato 29 Agosto 2020 di Valentina Errante e Mauro Evangelisti
Positivi non segnalati e tracciamenti mai fatti: le accuse alla Sardegna

Sardegna, per l'epidemia esplosa nei locali della Costa Smeralda ora le valutazioni sul rispetto delle regole sono doppie. La magistratura dovrà capire se la gestione di tutti i club abbia rispettato le norme per il contenimento dell'epidemia da coronavirus, un fascicolo è già stato aperto dalla procura di Tempio Pausania, al momento non c'è un'ipotesi di reato e quindi neppure indagati, ma i pm intendono fare chiarezza sulle misure adottate per evitare il contagio nelle discoteche. Per questo stanno esaminando video e le immagini postate sui social. E anche la Regione Lazio, che dall'isola si è vista restituire 632 casi positivi sta preparando un dossier da inviare al Ministero della Salute.

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L'INCHIESTA
Gli accertamenti preliminari della procura non riguardano soltanto il Bilionaire, che ha registrato 59 contagi tra il personale, ma anche il Controvento di Porto Cervo, il Country club di Porto Rotondo e il Phi Beach di Baja Sardinia. E tutti quei locali della Costa Smeralda diventati centro di contagio. I pm potrebbero presto convocare i dipendenti, ma per ipotizzare un reato, come l'epidemia colposa, bisognerà dimostrare la consapevolezza di chi, positivo al virus, abbia frequentato i locali. Il mancato rispetto delle norme, invece, può portare a sanzioni amministrative. Per quanto riguarda i nomi falsi forniti ai gestori dai clienti al momento dell'ingresso, sembra difficile rintracciare gli avventori quanto muovere una contestazione: hanno mentito a camerieri e ristoratori, non a pubblici ufficiali.
 

 


RICOVERO
La situazione, dal punto di vista epidemiologico, in Costa Smeralda è sempre molto seria. Un romano, di 27 anni, dipendente della discoteca Luna Club, a San Teodoro, in provincia di Sassari, che era stato trovato positivo, ieri è peggiorato. Le sue condizioni vengono definite gravi. La discoteca in cui lavorava è stata chiusa dopo Ferragosto. Ancora: altro focolaio al Phi Beach di Baja Sardinia, dove 21 dipendenti sono positivi. Infine, in un'altra zona dell'isola, vicino ad Alghero, in un resort, è scattato l'allarme per una serie di casi sospetti: sono stati eseguiti 200 tamponi.
 


La tesi del Lazio è che l'operazione di prevenzione e tracciamento della Sardegna sia stata lacunosa. In particolare, non è mai stata mandata alcuna notifica di positivi laziali individuati nell'isola. Prima di Ferragosto, a Roma, viene individuata una ragazza tornata positiva dalle vacanze in Costa Smeralda. I servizi epidemiologici del Lazio informano il Ministero della Salute e la segnalazione arriva anche in Sardegna. Da allora comincia l'operazione di verifica con i tamponi che farà scoprire centinaia positivi. Ma il Lazio vuole capire come mai, quando in Sardegna sono stati trovati turisti romani positivi, non ci sia stata un'analoga notifica, in modo da iniziare l'operazione di tracciamento, contattando chi avesse viaggiato sullo stesso traghetto o sullo stesso aereo. «Neanche una notifica» ripete l'assessore alla Salute, Alessio D'Amato.

TEST
Dalla Sardegna il suo omologo Mario Nieddu, ovviamente, ha un'altra visione: ricorda che dall'indagine con i test sierologici organizzata dal Governo, era emerso che la Sardegna aveva avuto la circolazione più bassa nel Paese di coronavirus. «Se ci avessero dato retta e si fossero fatti i test a chi veniva in vacanza in Sardegna, avremmo evitato la diffusione del virus anche nella nostra isola. Sars-CoV-2 è stato portato da fuori». Il problema è che a inizio estate non vi era un tampone rapido omologato. Intanto è saltato l'accordo tra Sardegna e Lazio sui tamponi rapidi, da eseguire alla partenza dei traghetti. D'Amato ha deciso che comunque da lunedì al Porto di Civitavecchia i tamponi rapidi verranno eseguiti non solo agli arrivi, ma anche alle partenze.
 

Ultimo aggiornamento: 20:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA