Per comprendere quanto sia cambiata oggi la circolazione del virus a Roma e provincia rispetto alla prima ondata è utile fare un raffronto: nella settimana tra il 21 e il 27 marzo, in pieno tsunami in Italia tanto che era stato necessario proclamare il lockdown, furono trovati 810 positivi.
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SCENARI
In sintesi: tra le grandi città italiane, ma anche tra le principali capitali europee, Roma ha la situazione migliore fino ad oggi, ma è comunque assai peggiore di quella delle prima fase, con un incremento dell'incidenza dei nuovi casi positivi che deve preoccupare molto. Avere una incidenza inferiore a quella di Napoli e Milano, dove il virus sta correndo velocemente, è un bene, ma non ci fa stare tranquilli, anche perché il raffronto rispetto alla prima fase è disarmante. Lo stesso ragionamento vale anche per le altre province del Lazio, ma c'è un caso che dimostra che, se si interviene per tempo, e si affrontano i focolai con decisione, il virus non è invincibile e il contagio può essere arginato. La storia è quella della provincia di Latina che nelle ultime settimane, tra le province laziali, è quella con l'incidenza media mobile più bassa: 14 casi giornalieri ogni 100mila abitanti. Eppure, all'inizio del mese, era il territorio maggiormente in crisi, con dei focolai nel capoluogo, a Cisterna e a Terracina. Il 7 ottobre sono state decise una serie di misure di contenimento, come la mascherina obbligatoria, la chiusura dei locali, il divieto di assembramenti e questo ha dato risultati. Latina ieri ha avuto un dato alto a causa di un cluster in una struttura per anziani a Itri (71 positivi) ma in linea di massima ormai l'incidenza media di positivi è inferiore a quella delle altre province laziali. Premesso sempre che per tutto il territorio regionale la diffusione di Sars-CoV-2 è estremamente più sostenuta rispetto alla primavera scorsa, la provincia con il dato più alto, sempre in rapporto al numero di abitanti, è quella di Viterbo, con 38 casi ogni 100mila abitanti come media giornaliera. L'aumento dei contagi è stato causato soprattutto dalla circolazione del virus nelle scuole ma anche nelle case di cura per anziani. Oggi la Tuscia ha una incidenza media sui 100mila abitanti dieci volte superiore a quella della prima fase dell'epidemia. Anche la provincia di Frosinone ha una incidenza media giornaliera nell'ultima settimana alta (38) che sta causando lunghe attese nei pronto soccorso. A Rieti l'incidenza media, in rapporto al numero di abitanti, è a quota 21: l'ultimo allarme la settimana scorsa a Borbona, in una Rsa. Avvenne qualcosa del genere a Contigliano, tra marzo e aprile, quando addirittura fu istituita una zona rossa.
M.Ev.
D.Pir.