Cospito, sì al carcere duro, il Tribunale di sorveglianza: «Alta sicurezza non è sufficiente»

I giudici ritengono che anche dal carcere l'uomo possa esercitare il suo ruolo di leader

Martedì 20 Dicembre 2022
Cospito e il carcere 41 bis, il Tribunale di sorveglianza: «Alta sicurezza non è sufficiente»

Cospito deve rimanere in carcere, in regime di 41 bis. Alleggerire il regime vorrebbe dire permettere che eserciti il suo ruolo di leader dei gruppi anarchici. La detenzione ordinaria anche «in regime di alta sicurezza, non consente di contrastare adeguatamente l'elevato rischio di comportamenti orientati all'esercizio da parte di Alfredo Cospito del suo ruolo apicale nell'ambito dell'associazione di appartenenza». È quanto scrivono i giudici del tribunale di Sorveglianza di Roma che hanno respinto il reclamo del difensore dell'anarchico in sciopero della fame da due mesi contro il 41 bis. 

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Per i giudici di Roma la «valutazione del profilo criminale del detenuto e del suo coinvolgimento nelle attività principali della "Fai" del ruolo verticistico rivestito da Cospito all'interno della associazione criminale di riferimento e della perdurante operatività della stessa, dimostrano come sussista - è detto nel documento - un concreto pericolo, una qualificata capacità di Cospito di riprendere pienamente i vincoli associativi pur dall'interno del carcere, e di veicolare all'esterno e con autorevolezza disposizioni criminali dove lo stesso venisse ricollocato nel circuito ordinario».

Per la Sorveglianza «risulta dunque, necessario assicurare una netta soluzione di tale continuità per neutralizzare il rafforzamento e la perpetuazione del vincolo associativo e ogni situazione che possa comportare anche la stessa percezione di rapporti ancora attivi con accoliti in libertà, anche veicolata, in regime ordinario, da altri soggetti ristretti». 

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«Le comunicazioni di Alfredo Cospito con le realtà anarchiche all'esterno del circuito carcerario appaiono assidue e producono l'effetto di contribuire ad identificare obiettivi strategici e a stimolare azioni dirette di attacco alle istituzioni». È quanto scrivono i giudici che confermato il 41bis per Cospito. «Con numerosi scritti e opuscoli clandestini Cospito ha contribuito e contribuisce ad elaborare un modello di lotta in cui dapprima vengono formulate proposte organizzative, argomenti e temi su cui orientare la lotta, definiti obiettivi strategici costituenti un "invito ad agire che poi nuclei cellule o individualita" - che condividono la progettualità proposta - raccolgono traducendo l'obiettivo in attentati veri e propri di diversa entità e difficoltà organizzativa, sulla base delle concrete possibilità d'azione che ciascuno possiedè» si legge.

«Esempio di questo collegamento non solo ideale tra Cospito ed i militanti fuori dalle carceri - spiegano i giudici - è certamente la circostanza che il 5 giugno 2017, giorno dell'inizio dell'udienza preliminare del processo 'Scripta Manent', a Genova alcune persone, poi identificate in alcuni militanti anarchici, abbiano inviato tre pacchi esplosivi, uno dei quali destinato proprio al pm del processo a carico di Cospito».

«Negli ultimi quattro anni il detenuto ha continuato attraverso scritti diffusi dal carcere a riproporre con forza le tematiche rivoluzionarie, fomentando i soggetti più predisposti alle azioni violente a sollecitare la commissione di attentati a sostenere ed esaltare le cellule anarchiche ed insurrezionaliste che hanno commesso atti criminali».

Sul regime di 'ì"carcere duro" quindi la «Corte conclude affermando che, contrariamente a quanto si vuole credere, esiste un organismo unitario, strutturato, sovrastante rispetto alle persone e ai gruppi che ne fanno parte e che la partecipazione del singolo all'associazione si estende bene oltre il solo momento dell'azione».

Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 08:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA