Cospito e carcere duro, il pg della Cassazione chiede revoca 41bis: «Serve una nuova pronuncia del tribunale di sorveglianza»

Pietro Gaeta ha depositato un parere per togliere il regime duro in vista della camera di consiglio prevista per il 24 febbraio

Domenica 12 Febbraio 2023
Cospito e carcere duro, per la Cassazione serve una nuova pronuncia del tribunale di sorveglianza

Serve la dimostrazione del collegamento attuale tra gli anarchici e Cospito. Questo chiede l'avvocato generale della Cassazione, Pietro Gaeta. La Cassazione annulli con rinvio per un nuovo esame l'ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma che ha confermato il 41bis per Alfredo Cospito. È quando chiede Gaeta nella requisitoria scritta depositata l'8 febbraio.

Dalle motivazioni dell'ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma emerge una «carenza di fattualità in ordine ai momenti di collegamento» con gli anarchici.

Lo scrive sempre il pg della Cassazione Piero Gaeta in vista della camera di consiglio della Cassazione su Alfredo Cospito prevista per il 24 febbraio. «La verifica su tale punto essenziale - scrive il pg - non traspare nelle motivazioni del provvedimenti» ma è «necessaria» e non può essere «desumibile interamente ed unicamente né dal ruolo apicale» né dall'essere egli divenuto «punto di riferimento dell'anarchismo in ragione dei suoi scritti e delle condanne riportate».

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Il 41bis non può giustificare la «rarefazione e la compressione di altre libertà inframurarie» se non con l'impedimento di «contatti e collegamenti» che risultino «concretamente» e «specificamente» finalizzati ad evitare «ulteriori reati o attività dell'associazione esterna», scrive il Pg della Cassazione nella requisitoria sottolineando che «è necessario che emerga una base fattuale sulla base di elementi immanenti e definiti», cosa che «non è dato riscontrare» nell'ordinanza del tribunale di sorveglianza su Cospito

Cospito è arrivato in ospedale ieri e non ha voluto che l'operatrice sanitaria di turno lo spingesse con la sedia a rotelle fino alla sua stanza "blindata". Dopo aver ringraziato e chiesto scusa «per il disturbo» agli agenti di polizia penitenziaria che lo hanno scortato, garantendo la massima sicurezza e segretezza, è entrato con le sue gambe e ha camminato fino a una delle due celle riservate a chi, come lui, è al 41 bis. Alfredo Cospito, ieri, per motivi precauzionali, ha lasciato il carcere milanese di Opera ed è stato trasferito nel reparto di medicina penitenziaria del San Paolo di Milano, una delle quattro strutture ospedaliere italiane che hanno una divisione attrezzata per accogliere i detenuti, anche quelli più pericolosi, e dove nel 2016 è morto il boss dei boss Bernardo Provenzano.

Il trasferimento dal penitenziario in ospedale dell'esponente dalla Fai, che da quasi quattro mesi sta portando avanti un durissimo sciopero della fame per protestare contro il regime del carcere duro, era in un qualche modo già scritto. Sebbene le sue condizioni anche oggi siano stabili, la scelta di non assumere, oltre al cibo, gli integratori ha alzato il livello di rischio di crisi cardiaca o, come ha denunciato il suo medico, di edema cerebrale. Cosa che, fin da subito, ha tracciato la strada al ricovero.

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Così attorno alle 18.15, è stato messo in atto un protocollo speciale, il piano Omega: circa 30 agenti di polizia penitenziaria, armati e incappucciati, con una decina di mezzi per far da scudo alla camionetta blindata con a bordo Cospito, in meno di un quarto d'ora, come un fronte compatto, hanno percorso la tangenziale indisturbati fino all'ospedale. Un'operazione che è avvenuta, da quanto è trapelato dagli ambienti giudiziari, in costante collegamento con la Questura e che è andata a buon fine grazie alla professionalità del personale che è riuscito ad eludere anche una piccola frangia di manifestanti di area anarchica che in quegli istanti si sarebbe staccata dal corteo in corso a Milano per recarsi davanti al penitenziario. Ora l'esponente della Fai si trova nella struttura, la "Medicina V protetta", inaugurata nel 2001 e che accoglie principalmente i detenuti di San Vittore e Opera; non solo vengono ricoverati ma anche sottoposti a visite specialistiche. Guidata da Claudio Rognoni, e con medici, infermieri e altro personale sanitario ad hoc, la divisione ha 22 posti letto, di cui 2 in isolamento, in celle vere e proprie, per i cosiddetti '41 bis'. Gli altri 20 sono suddivisi in 5 stanze 'apertè, ossia con le sbarre solo alle finestre, ciascuna delle quali può ospitare al massimo 4 degenti. Con un ingresso riservato alle ambulanze e tutti i varchi blindati, il reparto è anche presidiato da una quota di agenti di polizia penitenziaria. Qui ieri sera è entrato Cospito per essere monitorato e seguito nel rispetto del diritto alla salute di tutti e in attesa che la Cassazione, come ha chiesto il pg di Roma in vista dell'udienza del 24 febbraio, decida di revocare il regime del carcere duro e possa quindi allentare il braccio di ferro tra lui e il Governo. 

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Ultimo aggiornamento: 19:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA