Coronavirus, gli ispettori al Trivulzio: regole di sicurezza violate

Venerdì 17 Aprile 2020 di Claudia Guasco
Coronavirus, gli ispettori al Trivulzio: regole di sicurezza violate

MILANO Nessun Covid positivo né pazienti con sintomi simili avrebbero mai dovuto essere accolti al Trivulzio. «Le disposizioni che erano state date a tutti, in particolare dall'Istituto superiore di sanità e dal Ministero, prevedevano non soltanto per la Lombardia, ma per tutte le Rsa, che non entrassero dall'esterno possibili soggetti contagiati», afferma la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa. Che annuncia: «Sul Trivulzio noi abbiamo fatto quello che era doveroso fare e cioè una ispezione che ci consenta di comprendere come mai siamo arrivati a un numero di decessi così grande. L'ispezione è già conclusa».

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VERIFICHE SULLA REGIONE
Con una prima evidenza: il Trivulzio ha accettato ospiti con sintomi del virus da altri ospedali e non avrebbe potuto farlo. Non solo. Al vaglio degli ispettori del ministero c'è anche il ruolo della Regione Lombardia, che ha spostato i pazienti positivi al Trivulzio e in altre strutture di lungodegenza per creare posti letto negli ospedali al collasso. Lo si evince dall'interpellanza urgente del Pd alla quale ha risposto ieri alla camera la sottosgretaria Zampa. Sui morti allla Baggina, si legge nel documento, «il ministero della Salute ha immediatamente avviato un'attività di verifica ispettiva in ordine alla congruità delle indicazioni fornite alle Rsa da parte della Regione Lombardia e dalle rispettive Ats, e alla adeguatezza delle attività di prevenzione, vigilanza e di indirizzo poste in essere nell'esercizio dei poteri di programmazione, indirizzo e coordinamento di competenza regionale, rispetto alle indicazioni fornite dal Ministero della salute con apposite circolari».

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Oggetto di controllo ispettivo è anche appurare se «la Regione Lombardia abbia chiesto alle Rsa di ampliare la loro ricettività in modo da ospitare, in funzione deflattiva sugli ospedali, i casi meno gravi di pazienti contagiati da coronavirus». La task force degli ispettori ha chiesto alla Baggina «la documentazione attestante l'attivazione delle misure di sicurezza poste in essere a tutela dei pazienti e degli operatori con la relativa cronologia. Inoltre, è stata richiesta al direttore generale dell'Ats una descrizione temporale delle attività svolte nel rispetto alle disposizioni emanate dal ministero della Salute e dalla Regione Lombardia in merito all'emergenza Covid-19». Dal primo febbraio al 6 aprile il numero dei morti nelle Rsa lombarde, informa la sottosgretaria Zampa, «è pari a 1.822 su un totale di 13.287 residenti, i deceduti accertati positivi al Covid-19 sono 934, cioè il 51,3% del totale dei decessi» nelle strutture per anziani, «ovviamente di quelle che hanno risposto al questionario», rileva Sandra Zampa.

POLMONITI ANOMALE
Già il 22 gennaio, riferisce in Aula la sottosegretaria, «con una circolare della direzione della prevenzione si allertava sulla particolare predisposizione della popolazione anziana al virus, e sin dall'adozione del decreto del primo marzo, anche per la Lombardia, è stata prescritta la rigorosa limitazione all'accesso dei visitatori agli ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali quale fondamentale misura di prevenzione del contagio». Ma al Trivulzio, è ciò che emerge dall'inchiesta dei magistrati di Milano, il virus aveva già invaso le corsie: da gennaio sono stati ricoverati molti pazienti con polmoniti o con sintomi da insufficienza respiratoria, e «criticità» di questo tipo le accusavano anche alcuni degenti (una ventina e ufficialmente non Covid) trasferiti alla Baggina dopo l'esplosione dell'emergenza coronavirus. Il direttore generale Giuseppe Calicchio, indagato per epidemia colposa e omicidio colposo così come i vertici delle altre Rsa, si è difeso davanti agli ispettori del Ministero spiegando di aver rispettato i protocolli interni oltre che le disposizioni regionali. Il 19 marzo, si legge in un documento, il Pio Albergo lamentava di non aver ricevuto «riscontro» a una richiesta di mascherine avanzata alla «centrale regionale di committenza». Ieri i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria sono tornati negli uffici della Regione acquisendo una gran mole di documenti. Il sospetto è che da un lato possano esserci state irregolarità nella delibera di Giunta dell'8 marzo che ha fatto sì che pazienti Covid venissero ammessi nelle case di riposo e che la stessa amministrazione regionale non abbia dato comunicazioni corrette alle Rsa sui rischi epidemiologici. Dall'altro, la possibilità che le stesse residenze per anziani non abbiano adottato le misure idonee per prevenire il contagio, come l'uso delle mascherine, e abbiano accolto i malati di Coronavirus senza separarli dagli ospiti. Oppure usando strutture diverse ma lo stesso personale.

 

Ultimo aggiornamento: 11:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA