Coronavirus, in azienda dei respiratori «Si lavora come in guerra»

Giovedì 12 Marzo 2020
Coronavirus, in azienda respiratori «si lavora come in guerra»

​Coronavirus, in azienda respiratori «si lavora come in guerra». «Sigillati» in azienda con mascherine e ogni precauzione anti-contagio, con due ore di straordinario fisso al giorno, la settimana allungata per ora almeno al sabato, una corsa contro il tempo per produrre i duemila ventilatori polmonari commissionati dal governo per far respirare i pazienti di coronavirus ricoverati nelle terapie intensive d'Italia. È «l'assetto da guerra» della Siare, azienda di Crespellano nel Bolognese che dal '74 produce macchine respiratorie e ventilatori polmonari, unica in Italia e tra le sole quattro in tutta Europa specializzata in questo tipo di dispositivi diventati indispensabili nella lotta alla Covid-19.

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«Abbiamo 35 dipendenti ma diamo del filo da torcere a una multinazionale», «siamo carichi a molla», dice all'ANSA Giuseppe Preziosa, presidente dell'azienda che ha fondato quando aveva 28 anni, con background da tecnico anestesista. Da una settimana Preziosa è «blindato» tra le mura dello stabilimento. Insieme agli altri dipendenti ai quali ha già promesso un congruo premio di produzione. Mentre le aziende, quasi tutte del Nord, che forniscono componenti, hanno ricevuto «pass» speciali per spostarsi e consegnare pezzi in queste settimane di lock-down.

«Con Roma, la Protezione civile, ci sentiamo ogni 10 minuti, il nuovo commissario straordinario Domenico Arcuri è un monumento. Ogni volta che apro il computer vedo arrivate decine di mail con ordini per i nostri ventilatori, anche ora: mille me ne chiedono dall'Egitto, e poi centinaia da Romania, California, Canada, Cile, Messico. A tutti devo dire no». No, perché la produzione è stata contingentata per l'Italia. E anche le 320 macchine già acquistate da clienti esteri la settimana scorsa sono state dirottate con urgenza verso gli ospedali di Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna. Eventuali penali? «Ci penseremo, ci saranno, ma ora le priorità sono altre». L'attività di Siare è stata sconvolta venerdì scorso: «Consip a fine gennaio aveva fatto una gara per 5mila ventilatori polmonari andata deserta, nemmeno noi avevamo risposto. A una quantità del genere nessuno poteva far fronte. Il mercato mondiale è di 35mila macchine», spiega Preziosa. Venerdì la telefonata del premier Conte, il viaggio a Roma e «la sera siamo usciti con un ordine in tasca di 2mila ventilatori in 3 mesi».

Una sfida, ma anche una grande responsabilità.

Un confronto con la Sars: allora il «picco» di ordini per Siare fu di 200-300 macchine, tutte per la Cina. Nulla a confronto. Per far fronte al surplus di ordini niente assunzioni «straordinarie». «Sul fronte della manodopera ora perdiamo più tempo a formare eventuali nuovi dipendenti mentre saranno fondamentali i tecnici militari in arrivo: trattano apparecchiature elettroniche di altissimo livello, pronti a lavorare con pochissimo addestramento. Ne arrivano 30 il 15 marzo, ci mandano i migliori. Cerco invece disperatamente softwaristi 'C++'. Purtroppo ne abbiamo solo uno».
 
 
 

Ultimo aggiornamento: 21:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA