Coronavirus, termoscanner nelle stazioni: il piano in caso di emergenza

Martedì 11 Febbraio 2020 di Mauro Evangelisti
Coronavirus, il piano in caso di emergenza: termo scanner nelle stazioni e hotel requisiti

Il piano anti coronavirus oggi: si controllano i passeggeri anche sui voli internazionali ma anche sui nazionali da Roma; ci sono percorsi protetti nei pronto soccorso e procedure rigorose; sono state aumentate le misure di sicurezza nei porti. Ma se il livello di allarme-coronavirus dovesse crescere (per ora è improbabile), le verifiche a tappeto riguarderanno anche le stazioni.

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Il 31 gennaio, quando il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza per sei mesi e nominato il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, commissario, era stato ventilato il potere di requisire hotel e strutture ricettive. Si tratta di una extrema ratio e corre in parallelo con l’individuazione, regione per regione, di strutture sanitarie. Ad oggi non è mutato il livello dell’emergenza: il numero di casi di contagiati è fermo a 3; c’è una novantina di persone in isolamento cautelativo (i 20 turisti cinesi che hanno viaggiato con i due infetti; i 61 tornati da Wuhan ed ospitati alla Cecchignola e al Celio; altri negativi che non possono uscire di casa perché hanno avuto contatti con persone contagiate). Come vogliono i principi della Protezione civile sui quali l’Italia è all’avanguardia, però si prendono in considerazione anche gli scenari peggiori. E nelle cose da fare non c’è solo il reperimento di strutture dove tenere chi è malato o chi è semplicemente in quarantena (ad esempio, in un b&b a Roma sono stati ospitati e isolati nove turisti cinesi che erano sullo stesso aereo dei due infetti).

VERIFICHE
C’è anche un ampliamento dei controlli a tappeto della temperatura dove passa chi viaggia. Ad oggi i termoscanner, strumenti che misurano la febbre automaticamente, sono stati attivati in tutti gli aeroporti per i voli internazionali, in modo da intercettare chi torna da zone a rischio (ma non solo) con voli di connessione. Da ieri c’è stata una ulteriore stretta sulle rotte domestiche. Enac ha comunicato agli aeroporti che i termoscanner vanno usati anche per i collegamenti interni, in particolare per quelli provenienti da Roma. Perché quelli dalla Capitale? Due motivi: il primo, il più logico, perché da Fiumicino scorre il grosso dei flussi dei passeggeri dall’estero che poi si distribuiscono nel resto d’Italia; il secondo motivo: il termoscanner al Leonardo da Vinci è molto efficace visto che controlla tutti i passeggeri, qualsiasi sia la provenienza, ma c’è comunque la necessità di uno screening nella destinazione finale.

Nei porti le strategie sono cambiate, forti pure dell’esperienza maturata quando ci fu l’allarme per la nave da crociera bloccata a Civitavecchia per un sospetto caso di coronavirus (risultò negativo). Oggi gli operatori della sanità marittima salgono sull’imbarcazione ogni qual volta viene segnalato un paziente a rischio e procede con i controlli. Ma il passaggio successivo, se mai servirà - l’andamento della diffusione del coronavirus in Italia per ora non lo rende imminente - è quello di ampliare i controlli anche agli hub più importanti per i viaggi: le stazioni. In Italia ci sono quattro stazioni importanti con i varchi: Fiumicino Aeroporto, Roma Termini, Firenze e Milano. Qui sarebbe più semplice - ma le controindicazioni non mancano - verificare la temperatura dei passeggeri come avviene negli aeroporti. Va ribadito: sono scenari utili, ma c’è la convinzione che non si arriverà mai a questo tipo di emergenza, così come si esclude la quarantena coatta per chiunque arrivi dalla Cina.

OSPEDALI
L’emergenza coronavirus ha prodotto infine dei protocolli di comportamento nei pronto soccorso. Ad esempio a Roma le indicazione della Regione Lazio prevedono che al triage gli operatori chiedano, a chi si presenti con febbre e sintomi respiratori associati, se sia stato nella provincia di Hubei negli ultimi 14 giorni, se abbia avuto contatti con persone potenzialmente infettate, se sia stato in ospedali in zone dove c’erano casi di contagio. Se il sospetto è consistente, scatta la comunicazione con lo Spallanzani (o con il Bambino Gesù se è un minore), mentre il paziente deve seguire un percorso isolato dagli altri, in stanze dedicate. «Gli operatori dovranno indossare la mascherina ed effettuare il colloquio a un metro di distanza, durante l’assistenza anche camici impermeabili e guanti».
 

Ultimo aggiornamento: 12:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA