Coronavirus, 500 mila tamponi venduti agli Usa: «Ma in Italia non mancano»

Venerdì 20 Marzo 2020 di Valentina Errante e Mauro Evangelisti
Coronavirus, 500 mila tamponi venduti agli Usa: «Ma in Italia non mancano»

«Con quell'azienda abbiamo un contratto per 1.5 milioni di tamponi, 200mila alla settimana. Siamo la regione purtroppo maggiormente colpita dal coronavirus e ne abbiamo eseguiti 50mila. Non c'è carenza. Se vogliono venderli anche agli americani, lo facciano. A noi preoccupano i ventilatori, non i tamponi» dice Giulio Gallera, assessore al Welfare della Lombardia. In queste ore drammatiche non ha il tempo né la voglia di dichiarare guerra agli americani, tra l'altro nel giorno in cui ha annunciato l'accordo con Cuba che invierà una cinquantina tra medici e infermieri in aiuto degli ospedali lombardi. Però la notizia dell'altra sera che un aereo militare americano è decollato dalla base di Aviano per portare negli Stati Uniti 500 mila test sul coronavirus non è passata inosservata. Gli Usa li hanno acquistati da Copan Diagnostics, azienda d'eccellenza del settore, che nelle ultime settimana ha portato la produzione di tamponi da 500mila a 1,2 milioni alla settimana, rifornendo anche Wuhan. Copan ha sede a Brescia, una delle province più colpite dal coronavirus (4.250 contagiati). Anche alla luce del precedente degli Stati Uniti che avevano tentato di acquistare lo studio tedesco sul vaccino, c'è stato il timore che l'azione rischiasse di impoverire la risposta già difficile dell'Italia al coronavirus. «Ma no - dice Gallera - sui tamponi non ci sono problemi».

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VERIFICHE
L'operazione commerciale tra la bresciana Copan e gli Usa non è passata per vie riservate. Il velivolo americano, partito da Aviano, non ha avuto bisogno di particolari autorizzazioni, soprattutto per il tipo di materiale trasportato, comune merce commerciale, come si fa notare negli ambienti dell'intelligence e della Difesa. Non si tratta di materiale militare o per il quale sia vietata l'esportazione. «Copan è in grado di produrre 1,2 milioni di it tampone ogni settimana ed esporta il 90 per cento della sua produzione in tutto il mondo. Tra l'altro ha anche una sede negli Usa», spiegano dall'intelligence. L'operazione dunque non è passata attraverso gli 007 o come una fornitura, con un accordo Italia-Usa, attraverso il ministero della Difesa. Il mistero non c'è, anche perché l'Italia e i presidi ospedalieri non sono a corto di tamponi, ma di mascherine e respiratori.In una nota l'ambasciatore Usa a Roma, Lewis Eisenberg, precisa: «Siamo lieti che l'azienda italiana Copan Diagnostics continui a produrre tamponi per i test del COVID-19 in quantità sufficienti per soddisfare le richieste in Italia e le vendite all'estero». Un modo per dire: non abbiamo sottratto i test agli italiani. «Continueremo ad acquistare questi tamponi da aziende italiane. Gli Stati Uniti e l'Italia continuano a lavorare insieme in strettissima collaborazione». Ma sui dispositivi ormai c'è una partita a scacchi internazionale. Ieri il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha annunciato: «Abbiamo firmato un contratto per 100 milioni di mascherine». Da dove arriveranno? Dalla Cina. Altra partita scacchi è invece quella tra lo Stato e le Regioni sui tamponi. Parte una massiccia campagna di verifica, ma si usano test differenti: De Luca in Campania ha acquistato un milione di quelli rapidi, la Toscana mezzo milione di «test sierologici». L'assessore del Lazio, Alessio D'Amato: «Useremo al Campus Bio-medico il test per immagini tramite intelligenza artificiale delle tac per sospette polmoniti Covid 19». Il Comitato tecnico scientifico del Ministero della Salute è intervenuto precisando: «A oggi l'unico test valido è quello del tampone rino faringeo. Suggeriamo cautela nell'impiego di test non validati, siamo disponibili a fornire opinioni e suggerimenti alle Regioni che lo dovessero richiedere».
 

Ultimo aggiornamento: 11:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA