Covid 19, Mirabelli: «Adesso i governatori possono pretendere più fondi europei»

Venerdì 7 Agosto 2020 di Valentina Errante
Mirabelli: «Adesso i governatori possono pretendere più fondi europei»

«Adesso dovrebbe essere il Parlamento a chiedere chiarimenti». Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, spiega subito che sui decreti della presidenza del Consiglio «a quanto pare» non sufficientemente motivati, almeno per quanto riguarda le drastiche misure imposte al Sud, le questioni sono due: la prima è politica, la seconda riguarda chi abbia subito i danni. Nulla invece possono i governatori delle regioni danneggiate, se non chiedere che i fondi Ue siano erogati in maggior misura in favore del meridione d’Italia e di quei territori che abbiano subito un ingiusto danno.

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Alla luce di quanto risulta dal parere degli esperti il lockdown avrebbe dovuto riguardare solo alcune regioni del Nord. Invece è stato esteso all’intero Paese. Cosa può accadere adesso?
«Innanzi tutto il Parlamento può chiedere conto al governo di spiegare questa decisione. Rientra nei suoi poteri di controllo. Nell’informazione parlamentare bisognerà partire dalla valutazione tecnica e chiarire se l’azione politica abbia ecceduto. Gli atti del Comitato sono il presupposto di provvedimenti amministrativi che hanno inciso sulla libertà. È stato giusto diffonderli, è dovuto il massimo della chiarezza. Ora bisognerà capire se sia stato un eccesso di prudenza o illegittimità?».

Quali conseguenze potrebbero esserci?
«Dal punto di vista politico si potrebbe arrivare anche alla sfiducia. È difficile, invece, che le regioni possano fare un’azione di risarcimento. È stata una scelta politica del governo». 

E le associazioni di categoria?
«Le associazioni o le categorie colpite, invece, potrebbero agire sotto il profilo economico con un’azione risarcitoria nei confronti dello Stato. Si tratta di stabilire se ci sia una responsabilità e se gli atti fossero legittimi»

In che senso?
«Il punto di partenza è che i decreti sono stati il frutto di una decisione collegiale, hanno coinvolto anche il ministro della Salute. Il presupposto erano le valutazioni del Comitato, bisogna stabilire se sia stato legittimo, sulla base di quelle valutazioni, estendere le misure rigide anche dove il comitato non lo riteneva necessario. L’altro aspetto riguarda la ragionevolezza del decreto. Provvedimenti restrittivi di libertà costituzionali devono essere adeguati, proporzionati e temporanei. Temporanei lo sono stati. La preoccupazione che avrei è che, in un’ottica generale, provvedimenti amministrativi, che non hanno garanzie della legge, tocchino diritti fondamentali, la libertà delle persone. Sarebbe stato meglio fare dei decreti legge. Le leggi straordinarie che riguardano la protezione civili sono localizzate e limitate nel tempo a episodi straordinari».

Il meccanismo si è inceppato?
«C’erano aree del Paese in cui non c’erano contagi, hanno pagato un prezzo ingiusto, sono state bloccate attività ordinarie, per non parlare del danno al turismo.

Si dovrebbe tener conto della situazione e pensare ad azioni di ristoro. Poi, nell’impiego delle risorse europee, che arriveranno, bisognerebbe tener conto del maggior danno subito. Le categorie ingiustamente colpite possono avviare una difficile azione di risarcimento ed eventualmente, in quella sede, sollevare una questione davanti alla Corte Costituzionale sulle norme che hanno che hanno consentito al governo di intervenire attraverso atti amministrativi sulle libertà fondamentali, anche a prescindere dalle valutazioni tecniche».

Ultimo aggiornamento: 10:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA