Virus, mini focolai: risale il contagio. Lazio: l’indice Rt resta sopra 1

Venerdì 26 Giugno 2020 di Mauro Evangelisti
Virus, mini focolai: risale il contagio. Lazio: l’indice Rt resta sopra 1

Il Lazio, per la seconda settimana consecutiva, oggi avrà l’Rt sopra 1. Si tratta della coda del focolaio dell’istituto San Raffaele Pisana, al quale se ne sono aggiunti due molto meno estesi (un palazzo alla Garbatella e un centro religioso). Sarà l’elemento più significativo nell’elenco dei dati che saranno diffusi, come ogni settimana, oggi dal Ministero della Salute, per la periodica verifica dell’andamento dell’epidemia, regione per regione, sulla base di 21 indicatori. Uno di questi è proprio l’Rt, l’indice di trasmissione che calcola il numero medio di contagi secondari causati da un paziente positivo. Quando è sopra 1 è un problema, quando è sotto le cose vanno bene. E quando la situazione vede un’esplosione dei contagi arriva a 2,8, come è successo in Germania con il grande cluster del mattatoio. È probabile che nelle prossime valutazioni vedranno aumentare il valore dell’Rt anche Emilia-Romagna e Campania, che in questi giorni stanno affrontando due focolai importanti, a Bologna e a Mondragone. Stefano Merler, ricercatore della Fondazione Kessler, che per l’Istituto superiore di sanità svolge questi calcoli, in una intervista al Messaggero ha invitato a dare il giusto peso a questi numeri: «L’Rt è utile, ma non è un dramma se è sopra 1, semplicemente segnala che si sta affrontando un problema».

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Nel Lazio la situazione è da molti giorni sotto controllo, ieri i nuovi positivi sono stati 12, tra cui una donna rientrata dal Brasile. Spiega l’assessore regionale alla Salute, Alessio D’Amato: «Gli ultimi due focolai, San Raffaele e Istituto religioso Teresianum, ormai si sono esauriti e i positivi sono stati individuati. L’Rt è solo un dato statistico, servono due settimane perché torni sotto zero. Poi, però, vorrei aggiungere: abbiamo avuto dei nuovi casi nelle province, questo dimostra che il virus è ancora in circolazione e bisogna continuare ad essere molto prudenti nei comportamenti. Ciò che notiamo è che i nuovi positivi sono giovani». E in maggioranza asintomatici. Per questo, nel Lazio come nel resto d’Italia, i pazienti Covid-19 sono sempre di meno: 103 quelli in terapia intensiva, 1.515 negli altri reparti, in sintesi le persone malate di Covid ricoverate in Italia sono poco più di 1.600. Il dato dei nuovi casi positivi ha avuto un rialzo (ma spendere giudizi giorno per giorno ha poco senso, perché ci sono molte variabili): 296, di cui 170 in Lombardia. Anche i decessi segnano un incremento (37). Da ieri la diffusione dei dati è passata dalla Protezione civile direttamente al Ministero della Salute ed è stato introdotta una nuova casella; è una scelta che va a rispondere alla richiesta di alcune regioni, a partire dalla Lombardia, secondo cui i nuovi casi di asintomatici trovati, grazie alla campagna a tappeto di test sierologici, non vanno considerati alla stregua di coloro che sono realmente malati e hanno i sintomi. Cosa si evince? In Italia, da inizio epidemia, i casi positivi individuati sono stati 239.706, ma di questi 15.801 sono «identificati con attività di screening». Questo significa che gli asintomatici sono solo 15.801? No, perché una parte di positivi senza sintomi, che sostanzialmente stanno bene, ci sono anche tra coloro individuati con i controlli tradizionali (tamponi). Anche in questo caso, la Lombardia fa la parte del leone (4.755), ma subito dopo vengono il Lazio, 2.082 (non a caso la regione che ha iniziato una vasta ricerca con i test sierologici visto che ne ha previsti 300mila) e la Puglia (2.087). Stranamente il Veneto, che pure ha fatto tantissimi tamponi, ne ha solo 6 e l’Emilia-Romagna 402. Le ragioni di queste differenze andranno approfondite dagli esperti
 

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