Coronavirus, Ieffi al giudice: «Nessun illecito, volevo aiutare il Paese»

Martedì 14 Aprile 2020
Coronavirus, Ieffi al giudice: «Nessun illecito, volevo aiutare il Paese»

Coronavirus, l'imprenditore Antonello Ieffi risponde al gip di Roma sulla presunta truffa con le mascherine: «Nessun illecito, volevo aiutare il Paese». «Non volevo arrecare nessun danno, anzi volevo aiutare il mio Paese in un momento così difficile.

Sono pronto a dimostrare che non ho commesso nessun illecito». Così Antonello Ieffi, l'imprenditore arrestato per turbativa d'asta nell'appalto Consip per l'acquisto di mascherine, rispondendo al gip di Roma nell'ambito dell'interrogatorio di garanzia.

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L'atto istruttorio, a causa dell'emergenza covid, si è svolto in videoconferenza. 
Antonello Ieffi era collegato da una saletta del carcere di Regina Coeli dove è detenuto da giovedì scorso. «Ieffi ha spiegato di aver inoltrato al delegato Consip - afferma il difensore Andrea Coletta assistito dal collega Claudio Acampora - sia un video ricevuto dal fornitore indiano con il carico di mascherine fatto arrivare in un deposito in Cina sia di avergli fornito il numero di telefono del magazziniere. Ma a quel punto si sono interrotte le comunicazioni con Consip. Inoltre ha chiarito che la merce sarebbe stata pagata al fornitore solo una volta arrivata in Italia e a seguito dei controlli sulla qualità dei materiali. Ora invieremo in Procura la corrispondenza via mail con il fornitore che testimonia quanto riferito oggi da Ieffi. Infine ha anche risposto chiarendo chi è il Max citato in un'intercettazione contenuta nell'ordinanza».

Per il penalista, infine, «in questa vicenda è passata una immagine di 
Ieffi che non corrisponde al vero». La difesa ha presentato istanza per chiedere revoca della misura è in subordine i domiciliari.

 
 


 
 
 

Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 01:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA