Coronavirus, più vicina l’app per tracciare i positivi, sarà operativa con la Fase due

Domenica 5 Aprile 2020 di Francesco Malfetano
Coronavirus, più vicina l’app per tracciare i positivi, sarà operativa con la Fase due

L’app più attesa di tutte è in arrivo. Forse già da mercoledì infatti si saprà quale dei 319 progetti per un software di tracciamento anti-coronavirus sarà stato considerato migliore dalla task force del Ministero per l’Innovazione. I 74 esperti nominati in settimana sono al lavoro per analizzare vantaggi e criticità di ogni proposta.

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Il loro compito però non si limita alla scelta di un prodotto confezionato, ma di un progetto che concilii le necessità sanitarie del Paese con il diritto alla privacy. Per il momento però, la squadra non fornisce indicazioni certe alla stampa («Abbiamo firmato un accordo di riservatezza» fanno sapere). «I tempi sono stretti e pubblicheremo i risultati al più presto possibile» dicono, forse proprio l’8 aprile filtra da ambienti vicini al ministero. 
 



Tuttavia, ciò non significa che già dal giorno successivo l’app sarà resa disponibile al download. L’iter è ancora lungo. Con ogni probabilità sarà necessario un decreto governativo che regoli le quasi certe contestazioni per la gestione dei dati personali che verranno mosse e soprattutto che ne autorizzi e favorisca la diffusione. Come certifica uno studio condotto dall’università di Oxford infatti, affinché questo tipo di app possa funzionare davvero c’è bisogno che sia installata sugli smartphone di almeno il 60% della popolazione. 

I NODI 
Non solo, come ha più volte spiegato la ministra Paola Pisano, sebbene molti dei progetti presentati siano già pronti da settimane - quindi hanno superato una fase di prova “in casa” - bisognerà testare la validità della soluzione prima di renderla disponibile. Una tabella di marcia fitta che potrebbe quindi far coincidere il lancio dell’app con l’inizio della cosiddetta “fase due”.

Vale a dire quella prevede la riapertura graduale del Paese. Prima che ciò avvenga però, bisognerà che i 74 esperti riescano a trovare la migliore risposta possibile a diversi interrogativi. Innanzitutto dovranno definire chi sarà oggetto del tracciamento. Tutti? Improbabile.

Solo i postivi? O le fasce della popolazione considerate più a rischio? E ancora: le autorità terranno conto degli spostamenti o solo di eventuali contatti tra contagiati e sani? Ma soprattuto: quale tecnologia supporterà l’applicazione? Se ne è parlato molto nelle ultime settimane facendo riferimento ai modelli di gestione già implementati in altri paesi del mondo. L’utilizzo del bluetooth ad esempio, sarebbe più accurato per definire ipotetici contatti pericolosi. Fare affidamento sul gps invece, renderebbe efficace il tracciamento di massa ma sarebbe meno preciso perché, ad esempio, individua due soggetti nello stesso punto anche se su piani diversi di un edificio.

Ma si potrebbero anche utilizzare entrambe le tecnologie con maggiori difficoltà nel tenere anonimi i dati del tracciamento e rilanciando la questione privacy. Non solo, al vaglio ci sarebbe anche la possibilità di incrociare i dati raccolti attraverso la futura app anti-Covid19 con quelli delle celle telefoniche o con quelli messi a disposizione dai colossi della Silicon Valley come Google e Facebook. In pratica le variabili sono moltissime e il passo fondamentale da compiere è ricondurle a un solo progetto. Sarebbe controproducente presentare ai cittadini più soluzioni. Gli utenti italiani in queste settimane hanno già dovuto fare i conti con un’invasione di app non autorizzate che ha generato solo ulteriore confusione.
 

Ultimo aggiornamento: 12:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA