Coronavirus, arriva l'app anti-contagi per tracciare i positivi: «Ci aiuterà a ridurre il blocco»

Giovedì 26 Marzo 2020 di Cristiana Mangani
Coronavirus, arriva l'app anti-contagi per tracciare i positivi: «Ci aiuterà a ridurre il blocco»

Scade oggi la call, o meglio la chiamata, per tutte quelle aziende che possano offrire soluzioni tecnologiche adeguate per il monitoraggio e la tracciabilità dei movimenti dei cittadini in tempi di coronavirus. Il ministero dell'Innovazione ha cercato di fare il più in fretta possibile, anche perché potrebbe voler dire per il cittadino qualche apertura riguardo alla possibilità di movimento e di ritorno alla vita normale, visto che probabilmente si riuscirebbe, con questo tipo di soluzione, a tenere lontano chi è potenzialmente contagiato o chi è in quarantena. Al momento sono arrivate circa 60 offerte sul sito, e da qui alla fine della settimana, al massimo all'inizio della prossima, verrà scelta la proposta più adeguata alle esigenze di privacy, tutela della salute, contenimento del contagio. «Abbiamo chiesto al settore del digitale di proporre idee e progetti che abbiano già avuto un impiego. E stiamo parlando con le aziende di telecomunicazione - ha spiegato la ministra Paola Pisano - Si tratta di app, ma anche di strumenti di analisi dei dati e di telemedicina. C'è una difficoltà nella raccolta e nell'utilizzo delle informazioni. Eppure prendere decisioni partendo dai dati è fondamentale, anche perché sono poi gli unici che possono dire se la scelta è stata quella giusta».

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TASK FORCE
Le offerte ricevute verranno analizzate anche dalla task force di esperti nominata con l'articolo 76 del decreto Cura Italia. I nomi che comporranno il team stanno per arrivare e verranno indicati a breve. Nel momento in cui verrà fatta la scelta si aprirà il fronte più difficile, ovvero quello della possibile violazione di diritti costituzionali e di privacy. La ministra ha fatto già sapere che è per la linea della non obbligatorietà: i cittadini saranno liberi di scaricare o meno l'app o il sistema di monitoraggio indicato. Però, non si può escludere che, per esigenze prioritarie e di salute pubblica, governo e parlamento decidano che sia obbligatorio farne uso. E a quel punto sarà necessaria una legge. Il garante per la privacy Antonello Soro si è già espresso in proposito: l'interesse collettivo e l'emergenza sono prioritari. Tanti di noi hanno già consegnato le proprie vite a Facebook, a Google e a ogni altro social: conoscono i nostri gusti, le abitudini, la composizione familiare, dove andiamo in vacanza e persino dove sogniamo di andare.
«C'è una grande ricchezza di idee fra le proposte che stanno arrivando per l'iniziativa Innova Italia, che si rivolge a tutte le realtà in grado di fornire tecnologie utili per la prevenzione, la diagnostica e il monitoraggio del coronavirus - ha sottolineato Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute e rappresentante italiano all'Oms - Il ministro dell'Innovazione ha già firmato il decreto per i gruppi di lavoro che da domani si riuniranno per il kick off, che dovrà portare a una sintesi che sarà consegnata al presidente del Consiglio. Un lavoro che si dovrà concretizzare in una soluzione operativa che tenga in considerazione efficacia e rispetto della privacy, che è possibile e necessaria».

RISERVATEZZA
E il docente di diritto dell'Informazione all'università Cattolica di Milano, Ruben Razzante, ha confermato: «Si possono usare le app per monitorare e combattere più efficacemente la diffusione del coronavirus, anche preservando uno zoccolo duro di riservatezza rispetto alle nostre abitudini, alle nostre frequentazioni, al nostro sentire, alle nostre opinioni».

Ok, quindi, allipotesi di tipo coreano per gli italiani, in particolare un'app per individuare le aree di maggior contagio. «Bene ha fatto il ministero per l'Innovazione - ha aggiunto l'esperto - a promuovere una call per aziende, enti di ricerca e altri soggetti pubblici e privati in grado di elaborare soluzioni tecnologiche efficaci e compatibili con un sufficiente livello di protezione della privacy. Occorre però chiarire che per introdurre misure così invasive non può bastare una delibera della Protezione civile, ma è necessaria l'emanazione di una legge ordinaria o, vista l'urgenza, di un decreto legge, sul cui contenuto coinvolgere comunque fin da subito il Parlamento».

Ultimo aggiornamento: 19:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA