Colosseo battuto dagli Uffizi. Roma paga (anche) per i saltafile

Il museo fiorentino vola con 1,7 milioni di visitatori: 90 mila in più dell’Anfiteatro. La scelta vincente della Ferragni testimonial mentre a Roma scorrazzano finti centurioni

Martedì 5 Aprile 2022 di Laura Larcan
Colosseo battuto dagli Uffizi. Roma paga (anche) per i saltafile

La Medusa del Caravaggio sembra urlare ancora di più (e non è un urletto di dolore, tutt’altro). E la Venere del Botticelli se la ride vezzosa, dall’alto della sua conchiglia. Niente a che vedere certo con la Monna Lisa, col suo sorriso più fiero che enigmatico oggi. Se il Louvre di Parigi batte tutti i musei del mondo quanto a numeri di visitatori (2,8 milioni), la partita italiana regala una sorpresa. Di più, un coup de théâtre. Gli Uffizi conquistano la pole position dei musei più visitati d’Italia, collezionando 1.721.637 visitatori nel 2021. Un dato significativo perché segna il sorpasso del Colosseo (1.633.436 ingressi) con uno scarto di 88mila biglietti staccati in più rispetto alla casa dei gladiatori. E distanza di un bel po’ gli scavi di Pompei (con 1.037.766), giocandosela alla grande anche con i Musei Vaticani che incassano 1.612.530 visitatori (che ovviamente, come stato straniero, non figurano nella top ten del Bel paese).

La gara da podio dunque, è inaspettatamente tra un museo e due parchi archeologici. La notizia è stata resa nota ieri dalla stessa direzione del polo fiorentino dopo la pubblicazione della classica del Giornale dell’Arte e Art Newspaper relativa al 2021. 

La "gara" mondiale 

Non solo, ma gli Uffizi diventano anche il quinto museo più visitato al mondo, figurando dopo il Louvre, appunto, il Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, il Multimedia Art di Mosca, il Metropolitan di New Yok. E solidi prima della National Art Gallery di Washington e dell’Ermitage di San Pietroburgo. Un’ottima annata, insomma. «Pigia, pigia, pigia, alla fine abbiamo spaccato», commentano dagli uffici con vista sull’Arno con l’ironia fiorentina. Qualcuno pensa ancora che l’effetto Chiara Ferragni in posa davanti alla Venere di Botticelli con valzer di post sui social della stra-famosa influencer (da milioni di follower) abbia aiutato la ripresa del museo dopo il primo lockdown del 2020 e le chiusure a singhiozzo dettate dalla parabola del Covid. Ma il Colosseo potrebbe aver pagato, di contro, lo scotto di un’immagine annebbiata dal variegato sottobosco di illegalità con cui viene gestita l’area archeologica, con il sistema di salta-fila e bagarini abusivi che ancora assedia il monumento in tempi di Covid, per non parlare di qualche manciata di finti centurioni con gladio di plastica che provano a vendere selfie in costume ai turisti. Tutto alla luce del sole, nonostante un regolamento di polizia urbana che vieta tutto questo esercito di ambulanti. Possibile? Tant’è. «Le gallerie hanno lavorato su tutti i fronti - commentano dallo staff del museo - social, ricerca, mostre, eventi, flussi». Non che gli Uffizi abbiano mai abbandonato il podio o sofferto la sindrome della Cenerentola.

La pandemia

Gli Uffizi hanno sempre inseguito il gigante Colosseo sul podio. Certo, i numeri pre pandemia erano ben altri. Nel 2019 erano 4.391.895 (con già un +33,2% rispetto al 2018) a fronte dell’Anfiteatro Flavio che dominava con 7.556.301 ingressi. L’anno della crisi, il 2020, ha segnato la controtendenza, con 1.206.175 visitatori a Firenze, contro gli spettatori del Colosseo (1.077.887). Che succede nel monumento simbolo di Roma e d’Italia allora? I dati vanno analizzati. 

Il nodo dell'abusivismo

Gli addetti ai lavori evidenziano che in questi tempi di pandemia i dati sono più difficilmente confrontabili, considerando che gli Uffizi sono comunque sempre aperti, con orari fissi di 10 ore al giorno, mentre il sito romano chiude un’ora prima del tramonto, quindi in inverno alle 16.30. La cifra indicata nella classifica, poi, non tiene conto degli ingressi alla Domus Aurea, altra preziosa porzione del parco, dove si entra per gruppi contingentati e turni di visite guidate. Ma a pesare è ancora il nodo del decoro e dell’abusivismo che infesta l’area con i sistemi di rivendita di biglietti a prezzi triplicati.

Un altro dato importante, come sottolinea il direttore generale dei Musei del Ministero della Cultura Massimo Osanna, «è che con il Covid hanno sofferto di più i siti dove era più forte la presenza del turismo americano e asiatico, come appunto il Colosseo». Il Covid e le regole di contingentamento hanno rimescolato le carte. «Siamo di nuovo su una linea ascendente che fa ben sperare per il futuro - commenta soddisfatto il direttore Eike Schmidt - Si è trattato di un impegno di squadra che ha coinvolto tutti i colleghi che lavorano agli Uffizi con le più diverse mansioni. Insieme è stato possibile realizzare i tre fattori decisivi che hanno potuto attirare e fidelizzare i visitatori: le nuove sale del Cinquecento aperte lo scorso maggio, le mostre che spaziano dall’antichità classica al contemporaneo e l’offerta culturale che diramiamo anche sul web e sui social».

Ultimo aggiornamento: 15:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA