Claudio Cesaris, chi è il killer del prof Dario Angeletti: la doppia vita del killer fantasma tra il tormento per quella donna e l'hobby per l'ornitologia

Da Pavia a San Martino al Cimino per seguirla, ma nel borgo alle porte di Viterbo è un fantasma di cui nessuno sa nulla

Domenica 12 Dicembre 2021 di Maria Letizia Riganelli
Il tormento per quella donna e l'hobby per l'ornitologia: la doppia vita del killer fantasma del prof di Tarquinia

Claudio Cesaris, tecnico di laboratorio dell'Università di Pavia in pensione, da ieri è in stato di arresto per l'omicidio del docente Dario Angeletti. Martedì scorso, dopo una lunga passeggiate nella riserva delle Saline, ha estratto la pistola e sparato alla testa del professore. Un delitto passionale maturato principalmente nella suo inconscio. Cesaris, milanese d'origine, dopo aver chiuso col lavoro all'ateneo pavese ha scelto di trascorrere molto tempo tra Viterbo e Tarquinia. A spingerlo sarebbero state due passioni: l'ornitologia e una donna, scienziata e appassionata di zoologia in forza al dipartimento Deb dell'Unitus (l'università della Tuscia).

Esattamente lo stesso in cui lavorava il professor Angeletti. Il 68enne, che conosceva bene la Riserva delle Saline, era un signor nessuno per la comunità di San Martino al Cimino, frazione di Viterbo, dove aveva affittato una casa da due mesi. Dimora che dista appena 60 metri da quella della ricercatrice, dalla donna con cui anni fa aveva intrecciato, secondo la sua versione fornita al giudice, una relazione.

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La famiglia

Chi è Cesaris? Separato, ha una figlia di 29 anni, dalla quale torna spesso. Ha una sorella minore, professoressa di Diritto penale nel suo stesso ex ateneo. Ma il volto del pensionato, barba bianca e occhi azzurri, non racconta niente ai residenti della frazione. Nessuno riconosce quel viso, eppure dentro quel piccolo appartamento nel centro di San Martino passava le notti (soffre di insonnia) a guardare foto di uccelli migratori, immortalati durante lunghe passeggiate. Anche alle Saline. E a cercare un modo per riallacciare un rapporto con la donna che non riusciva a dimenticare.

Quando i carabinieri, poche ore dopo l'omicidio, hanno bussato alla sua porta ha avuto un malore, un attacco di cuore. Invece di rispondere alle domande è finito al vicino ospedale di Belcolle. Mentre lui veniva soccorso gli investigatori hanno messo a soqquadro ogni centimetro dell'appartamento e della sua vita. Presente e passata. Scoprendo, anche grazie ai suoi supporti informatici, ogni spostamento e ossessione. Hanno portato a galla i suoi movimenti e le sue lunghissime passeggiate alle Saline. Nel luogo dove la vittima lavorava ogni giorno e dove spesso era impegnata anche la collega. L'altro ieri ha deciso di rispondere alle domande del gip.

 

Proprio come aveva già fatto col pm Alessandro Gentile, della Procura di Civitavecchia, competente sul caso. «È ancora sotto shock - ha spiegato l'avvocato Andrea Fabbio che lo assiste in queste ore - e fuori di testa. Ha ribadito più volte che non c'è stata alcuna premeditazione e che ha sparato quel colpo solo perché aveva la pistola in tasca. È stato un attimo di follia a fargli compiere quel gesto. Forse senza pistola sarebbe andata diversamente. Adesso resterà detenuto nel reparto di medicina protetta di Belcolle». Nel frattempo la sua vita continuerà ed essere esaminata dagli investigatori in ogni dettaglio. In cerca di quel momento in cui la sua testa ha deciso che ogni ostacolo, per la sua relazione amorosa realistica o di fantasia, dovesse essere eliminato.

Ultimo aggiornamento: 13:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA