Roma, arriva il capo della diplomazia cinese: quali gli obiettivi e gli incontri. Sul tavolo il rinnovo della via della Seta e la pace in Ucraina

Wang Yi in tour europeo

Giovedì 16 Febbraio 2023 di Cristiana Mangani
Roma, arriva il capo della diplomazia cinese: quali gli obiettivi e gli incontri. Sul tavolo il rinnovo della via della Seta e la pace in Ucraina

Sarà oggi a Roma Wang Yi, capo della diplomazia del Partito comunista cinese, in visita in Italia nell'ambito di un tour europeo che lo porterà anche in Francia, Ungheria e Russia, oltre che a Monaco per la 59esima Conferenza sulla Sicurezza. Il fidatissimo inviato del presidente Xi Jinping e membro del Politburo - promosso a fine dicembre da ministro degli Esteri a direttore della Commissione centrale per gli Affari esteri del Pcc, ovvero la carica diplomatica di più alto rango nel Dragone - incontrerà in serata alla Farnesina il ministro Antonio Tajani, per poi recarsi domattina al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Tanti i temi nell'agenda della visita, dalla posizione di Pechino nel conflitto in corso in Ucraina alle crescenti tensioni tra la Cina, gli Stati Uniti e l'Occidente (possibile un incontro tra Wang e Anthony Blinken a Monaco dopo la missione a Pechino del segretario di Stato Usa saltata all'ultimo momento in seguito al caso dei palloni-spia cinesi denunciati da Washington). «Ne discuteremo, parleremo di quello che accade e della situazione globale», ha spiegato Tajani quando gli è stata chiesto dei palloni sonda.

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Ma a Roma c'è anche il delicato tema del rinnovo del memorandum sulla Belt and Road, in scadenza quest'anno dopo la firma del 2019.

La Cina, oltre al rinnovo tacito, punterebbe sulla visita del presidente del Consiglio Giorgia Meloni (invitata a novembre da Xi nel bilaterale di Bali tenuto a margine del G20) in primavera, in occasione del terzo Forum dedicato alla nuova Via della Seta. L’agenda del diplomatico, infatti, potrebbe anche prevedere un passaggio a Palazzo Chigi dove lavora Luca Ferrari, sherpa G7/G20, fino a qualche settimana fa ambasciatore a Pechino.

Già il governo Draghi aveva preso le distanze dal memorandum siglato dal suo predecessore a Palazzo Chigi, Giuseppe Conte. E in un'intervista, il nuovo ambasciatore cinese a Roma Jia Guide aveva auspicato nei giorni scorsi il rinnovo del patto tra Roma e Pechino, notando che negli ultimi tre anni, nonostante gli ostacoli della pandemia, l'interscambio bilaterale tra i due Paesi «ha segnato nuovi record, toccando nel 2022 i 77,88 miliardi di dollari e ponendo Roma in prima linea a livello europeo tra i Paesi che hanno rapporti commerciali con la Cina».

Ora il presidente Xi Jinping ha deciso di mobilitare il fidatissimo braccio destro diplomatico Wang Yi per questa missione di alto profilo, la prima dalla riapertura della Cina dopo la fine della politica della tolleranza zero al Covid. Diverse le tappe in programma per il capo della diplomazia di Pechino: Francia, Italia, Ungheria e Russia dal 14 al 22 febbraio prossimi, a ridosso del primo anniversario dell'invasione della Russia in Ucraina e tra le tensioni con gli Stati Uniti.

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Wang, promosso a fine dicembre da ministro degli Esteri a capo della diplomazia del Partito comunista cinese, è atteso alla Davos della difesa, la 59esima Conferenza sulla sicurezza di Monaco (17-19 febbraio), che vedrà la presenza di diversi leader globali, tra cui la vicepresidente Usa Kamala Harris con cui - in ambienti diplomatici - già si ipotizza un incontro dopo la cancellazione della visita a Pechino del segretario di Stato
Antony Blinken. Il dossier Ucraina e la sollecitazione di una
autonomia strategica dell'Ue - come eufemisticamente Pechino chiama l'indipendenza diplomatica europea dagli Usa - sono i temi più importanti nell'agenda europea di Wang, che in Francia dovrà lavorare alla preparazione della prossima visita a Pechino del presidente Emmanuel Macron.

A Budapest, l'alleato più stretto in Europa, Wang discuterà del rafforzamento dei legami, anche alla luce della vittoria nella vicina Repubblica Ceca del neo presidente Petr Pavel, atlantista convinto rispetto all'uscente Milos Zeman, vicino alle posizioni di Pechino. Quanto a Mosca, invece, si rincorrono le voci sulla preparazione della visita di Xi, che il ministero degli Esteri russo ha detto di attendere in primavera. Oltre al capo della
diplomazia Serghei Lavrov, Wang potrebbe vedere il presidente Vladimir Putin: c'è da capire se Pechino deciderà passi per sbloccare la crisi della guerra in Ucraina, rompendo la rivendicata
neutralità. E non è escluso che segnali in tal senso possano emergere a Monaco, dove il tema dominante sarà la questione Ucraina.

Wang, che è anche componente del Politburo del Pcc, «terrà un discorso alla sessione cinese per comunicare
la visione di sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile sostenuta dal presidente Xi Jinping» e «per
condividere la posizione di Pechino sulle principali questioni globali», ha preannunciato con enfasi nel briefing quotidiano il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, a rimarcare la volontà della Cina di ritornare sulla scena internazionale dopo l'autoisolamento per la pandemia. Che l'appuntamento sia di particolare rilievo lo confermano i preparativi di altri colloqui, come quello tra Wang e il ministro degli Esteri nipponico Yoshimasa
Hayashi, secondo quanto rilanciato dai media di Tokyo. 

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Meno di un anno fa, poco più di due settimane dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, Roma aveva ospitato il lunghissimo incontro tra Yang Jiechi, il predecessore di Wang Yi, e Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. La visita di Wang Yi è stata anticipata da due interviste rilasciata da Jia Guide, nuovo ambasciatore cinese in Italia. Sia all’Ansa sia alla Rai il diplomatico ha sottolineato l’importanza che Italia e Cina rinnovino il memorandum d’intesa firmato nel marzo del 2019 dal governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte (allora Wang Yi era ministro degli Esteri). «I fatti vincono sulla retorica», ha risposto riguardo ai dubbi di Bruxelles e Washington. Come ha sottolineato Xi, quella tra Italia e Cina sulla Via della Seta «una cooperazione tra partner naturali», ha spiegato Jia. 

Nel caso in cui l’intenzione fosse quella di comunicare il passo indietro, Roma dovrebbe prepararsi anche a una reazione di Pechino, ipotizzando perfino azioni coercitive come quelle messe in pratica dalla Cina con Australia e Lituania negli ultimi anni. Negli anni di Mario Draghi a Palazzo Chigi l’Italia si è allontanata dalla Via della Seta. Nel 2021, al G7 di Carbis Bay, è bastato poco per congelare di fatto il memorandum d’intesa con cui il governo Conte I aveva fatto dell’Italia il primo e unico tra i Sette ad aderire. E anche la posizione di Meloni e del suo partito, Fratelli d’Italia, è sempre stata molto netta in passato contro la Via della Seta.

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