Varese, chirurgo insulta paziente omosessuale in sala operatoria: «Sieropositivo del c...o»

Martedì 7 Luglio 2020
Chirurgo insulta paziente omosessuale in sala operatoria: «Sieropositivo del c...o»

Un chirurgo dell'ospedale di Cittiglio (Varese) avrebbe rivolto pesanti insulti omofobi verso il paziente che stava operando. Il medico, in presenza in sala operatoria di altri medici ed infermieri, avrebbe sbraitato: «Ma guardate se io devo operare un fr...o di m...a, sieropositivo del c....o! Si divertono e poi va cosa dobbiamo operare!». Le sue parole sono state riportate da un suo collega in un esposto presentato nelle scorse settimane alla direzione ospedaliera, all'Asst Sette Laghi e al Tribunale del Malato di Varese.

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Secondo quanto si legge nel documento, il professionista (che collabora anche con onlus in tutto il mondo), si sarebbe innervosito durante un intervento ricostruttivo senza alcuna apparente ragione. Alla sequela di insulti, un altro chirurgo presente, si legge nell'esposto, ha risposto: «Mi scusi, io sono frocio, ha problemi con i froci?», venendo cacciato dalla sala operatoria. Infine, sempre durante l'operazione, il chirurgo si sarebbe lamentato delle attrezzature: «tutto questo è colpa di quel figlio di p.......a del direttore generale che non ci compra lo strumentario, quel c.....ne leghista di merda».

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Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) Filippo Anelli ha commentato: «Se veramente un medico, in sala operatoria, ha mostrato fastidio verso un presunto orientamento sessuale del paziente, questo è un fatto gravissimo, perché, se così è stato, quel chirurgo ha, in quel momento, rinnegato, negando la sua premessa, i principi del Codice di deontologia medica». 

«Doveri del medico sono la tutela della vita, della salute psico-fisica, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona - aggiunge Anelli - senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera.

Così recita, all'articolo 3, il nostro Codice di Deontologia medica, che antepone questo principio di curare tutti, senza discriminazioni dovute al sesso, all'identità di genere o all'orientamento sessuale, a ogni altro dovere o precetto». «Comprendiamo - conclude - il possibile burnout dovuto al periodo, visto che il fatto sarebbe avvenuto il 25 marzo, nel pieno dell'epidemia di Covid-19, ma questa non può essere, in alcun modo, una scusante per affermazioni quali quelle segnalate».

Ultimo aggiornamento: 19:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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