Casteldaccia, il sindaco: «La villetta abusiva? Ignoravamo ci fosse un ordine di demolizone»

Martedì 6 Novembre 2018 di Francesco Lo Dico
Casteldaccia, il sindaco: «La villetta abusiva? Ignoravamo ci fosse un ordine di demolizone»
Tornato sindaco a giugno dopo due precedenti mandati, il primo cittadino di Casteldaccia, Giovanni Di Giacinto, è finito nel mirino del Tar. Sull'ordinanza di demolizione della villetta abusiva risalente al 2008, aveva detto a caldo il sindaco, grava il ritardo decennale dei giudici amministrativi.

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Sindaco, il tribunale amministrativo ha duramente replicato alla sua versione, precisando che il Comune avrebbe potuto abbattere il villino abusivo già nel 2011, anno in cui i magistrati amministrativi si sono pronunciati sul ricorso dei proprietari. Perché non si è proceduto già allora?
«Non sono un avvocato. A noi non è stato notificato nulla. E se è questo che prevede la legge lo trovo molto strano. Gli interessati avrebbero dovuto comunicarci che il procedimento era decaduto. Ad ogni modo se la regola è questa la accetto. Ho chiesto al Tar che mi sia trasmessa la sentenza. A noi risultava che il procedimento era pendente da dieci anni».

In realtà non vi è stato comunicato niente, spiegano i magistrati, perché il Comune non si è costituito in giudizio.
«È decaduto l'interesse della parte, cioè dei proprietari del villino che avevano fatto ricorso. Mi aspettavo di esserne messo a conoscenza, ma non ne sapevamo nulla. Il Comune non si è mai costituito in giudizio perché l'udienza non è stata mai fissata, e in ogni caso non abbiamo la liquidità necessaria per farlo. Siamo in dissesto finanziario, e non abbiamo un ufficio legale. Fare ricorso significa rivolgersi ad avvocati esterni e dover pagare 5mila euro. Soldi che non abbiamo».

In ogni caso potevate procedere all'abbattimento, hanno spiegato i pm. Per fermarsi occorre una sospensiva del Tar. Perché non siete andati avanti allora?
«È facile oggi prendersela con gli altri, alla ricerca di un responsabile. Io però non ci sto. Se vogliamo dirla tutta, l'ufficio tecnico del Comune, nel novembre del 2013, aveva fatto una comunicazione alla Procura della Repubblica in cui si diceva testualmente che c'era ancora un procedimento amministrativo pendente al Tar, e che per questa ragione non potevamo procedere alla demolizione del villino. La Procura di Termini Imerese era al corrente che c'era questo tipo di difficoltà che noi avevamo segnalato».

Dunque è anche colpa della Procura di Termini?
«Non voglio attribuire responsabilità a nessuno. Voglio solo chiarire che la vicenda è più complicata di come sembra. Le carte vanno lette tutte. Io ne ho acquisite molte stamattina. Non c'è qualcuno che ha fatto poco e qualcun altro che ha fatto molto. Il problema vero è che c'è stata una tragedia. E che spetterà ai magistrati fare luce».

Spesso al Sud le battaglie per la legalità finiscono nel dimenticatoio per questioni di consenso. Il Comune aveva reale interesse ad abbattere quel villino?
«Certo che lo avevamo. L'ordinanza di demolizione è scattata nel 2008, immediatamente dopo la costruzione del villino che è avvenuta un anno prima. Che cosa avremmo dovuto fare? Siamo stati rapidissimi».

Sul greto del fiume Milicia ci sono però molte altre case. Le risultano regolari o abusive?
«Stiamo valutando le costruzioni una per una. Qualche altro abuso ci sarà senz'altro. Stiamo verificando se ci sono le rispettive ordinanze di demolizione. Procederemo spediti, posso assicurarlo».

A Casteldaccia ci sono altre zone a rischio, dove sorgono case sospette. Nel marzo 2012, sei anni fa, la relazione al piano regolatore generale segnalò che oltre al Milicia, erano a rischio di esondazione anche il Vallone di Casteldaccia, il Vallone Perriera e il Vallone Cubo. Che cosa avete fatto per affrontare i rischi?
«Per quanto riguarda il Vallone Perriera c'è già il finanziamento di un progetto che ho curato io stesso».

Per il risanamento del letto del fiume c'erano 5 milioni di euro resi disponibili dai finanziamenti europei dai primi del 2000. Perché non li avete utilizzati?
«Per acquisire tutti i pareri abbiamo perso cinque anni. E così il progetto è stato definanziato dalla Regione: lo stesso soggetto che doveva fornire quei pareri».
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