L’omicidio di Cerciello, indagini sui turni della stazione dei carabinieri

Giovedì 1 Agosto 2019 di Valentina Errante e Giuseppe Scarpa
L’omicidio di Cerciello, verifiche sui turni della stazione dei carabinieri

Se la dinamica che ha portato all'uccisione del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega è oramai chiara, undici coltellate sferrate da Finnegan Lee Elder, meno lineare sembra essere il blitz anti-droga dei carabinieri che aveva poi generato la fuga dei due americani. Ossia l'origine degli eventi che hanno portato all'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Gli investigatori vogliono fare piena luce.
 

 


Per questo hanno deciso di acquisire le relazioni di servizio della notte a cavallo tra giovedì e venerdì. Il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia e il pm Sabina Calabretta vogliono stabilire chi fosse in servizio quella notte e se non ci siano state correzioni nelle annotazioni della stazione di piazza Farnese. A sollevare dubbi è invece l'avvocato Elder, Renato Borzone: «Stiamo cercando di ricostruire tutti i passaggi di una vicenda che presenta ancora aspetti poco chiari. In particolare mi riferisco alla dinamica dei fatti, nella fase finale, quella con la colluttazione che non mi risulta sia quella rappresentata dalle fonti investigative».

La sera tra il 25 e il 26 luglio, infatti, quattro carabinieri fuori servizio, della Stazione Farnese, intervengono per bloccare un'attività di spaccio vicino a pizza Mastai. Il pusher, Italo Pompei, non scappa. Fuggono, invece, il mediatore, che accompagna turisti in cerca di droga da Pompei, Sergio Brugiatelli assieme al californiano Christian Gabriel Natale Hjorth, l'acquirente. L'americano, viene poi fermato da uno dei quattro militari, consegna un involucro, la dose di droga, e spiega che «si tratta di bentelan», poi si dilegua senza essere rincorso da nessuno degli uomini dell'Arma intervenuti per bloccare lo spaccio. Lo stesso Pompei dirà ai carabinieri di essere «un amico delle guardie». Adesso i pm attraverso, gli ordini di servizio vogliono fugare ogni dubbio e stabilire anche quanti carabinieri fossero a piazza Mastai.

Tra gli atti che verranno acquisiti c'è anche l'elenco dei turni di presenza in servizio della Stazione Farnese. Un atto che ha l'obiettivo di certificare la presenza in turno di Cerciello dalla mezzanotte fino alle sei del 26 luglio insieme a Varriale. Dall'ordinanza di custodia, che ha portato in carcere i due americani, sembra che Varriale arrivi all'1,19 da solo a Trastevere e che successivamente lo raggiunga Rega. Circostanza smentita dagli stessi carabinieri che hanno spiegato che i due militari erano sempre stati insieme.

FAKE NEWS
Inoltre, nelle ore immediatamente successive all'uccisione del vicebrigadiere, la mattina di venerdì, c'è un blackout informativo. Si diffonde la notizia, poi rivelata sbagliata, e che genererà anche un aspro dibattito politico, che le forze dell'ordine stanno dando la caccia a due magrebini. Indicazione che si rivelerà totalmente infondata, attribuita a Sergio Brugiatelli, la vittima del furto dello zaino che denuncia l'estorsione, nonché l'uomo che accompagna gli americani a comprare la cocainia. Brugiatelli, ieri, ha però smentito di essere stato lui il creatore della fake news: Dall'archivio dei carabinieri ieri è scomparso il comunicato che indicava nei due nordafricani i probabili responsabili dell'uccisione del vicebrigadiere Cerciello Rega. Adesso si passa direttamente alla nota stampa relativa all'arresto di «due cittadini statunitensi per il reato di omicidio aggravato». Comunque non è solo la giustizia ordinaria a voler piena luce sull'intera vicenda.

Anche la Procura militare di Roma ha deciso di muoversi, i pm vogliono capire il motivo per il quale il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, nella notte a cavallo tra giovedì e venerdì, non avesse con sé la pistola. Se fosse in vita sarebbe stata una grave violazione: mancata consegna.
 

Ultimo aggiornamento: 11:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA