Carabiniere ucciso, il muro di palazzo Chigi per evitare pressioni Usa

Lunedì 29 Luglio 2019 di Marco Conti
Carabiniere ucciso, il muro di palazzo Chigi per evitare pressioni Usa

Se la foto del ragazzo bendato sui media americani, e non solo, fa più notizia della brutale morte del giovane carabiniere Mario Cerciello Rega, «c'è qualcosa che non funziona». Ne è convinto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ieri sera si è recato alla camera ardente rilasciando all'uscita una breve dichiarazione di circostanza. «C'è molta commozione e tutta la massima vicinanza ai familiari, alla moglie, ai genitori perché è una perdita che addolora tutti», ha sostenuto il presidente del Consiglio rimandando ad una riflessione «di più ampio respiro» che poi diffonde a tarda sera via social. E tra le considerazioni fatte a palazzo Chigi, nelle telefonate tra ministri e negli incontri che lo stesso Conte dice di aver avuto «con i vertici dei Carabinieri e delle Forze Armate anche al fine di valutare misure di prevenzione più efficaci», c'è anche la necessità di difendere il lavoro degli inquirenti, della forze dell'ordine, ma in un modo completamente differente da quello tentato da Salvini che invece ha alimentato il sentiment nazionalistico della stampa americana.

IL BOOMERANG
Lo sconcerto per quanto rivelato dalla scioccante foto del giovane bendato, resta nelle considerazioni del presidente del Consiglio che plaude alla decisione assunta dal comandante dei Carabinieri, Giovanni Nistri, di trasferire «il responsabile dell'improprio trattamento» riservato ad uno dei giovani. Così come «censurabile il comportamento di chi ha diffuso la foto». Altra cosa però capovolgere ciò che è accaduto e trasformare i colpevoli e reo confessi- seppur con un processo ancora da fare - in sicure vittime, «perchè - scrive Conte - non c'è nessun dubbio che la vittima di questa tragedia sia il carabiniere, il nostro Mario». E' per questo che per alzare immediatamente un muro da più che probabili pressioni dell'opinione pubblica americana, palazzo Chigi interviene anche per evitare - come accaduto in passato - che si trasformino in pressioni politico-diplomatiche.

Aver chiarito ieri molti punti ancora oscuri della vicenda, con tanto di divulgazione della chiamata al 112 del derubato, è servito agli inquirenti per fornire un quadro talmente solido delle responsabilità da non poter essere scalfito dall'assurda iniziativa di chi ha bendato il ragazzo e dagli obiettivi di chi ha diffuso lo scatto. D'altra parte dagli incontri, dalle parole del comandante dei Carabinieri Nistri e da quelle del procuratore generale di Roma Giovanni Salvi, Conte e il governo traggono rassicurazioni sul trattamento riservato ai due ragazzi californiani e sul rispetto delle più elementari regole di uno stato di diritto. Perchè «l'Italia è culla del diritto». Abbiamo principi e valori consolidati». Un sistema giudiziario che ha molto poco da imparare da quello americano e «la nostra legislazione, in caso di omicidio volontario, contempla già l'ergastolo». «Piuttosto - aggiunge - ora dobbiamo vigilare affinchè» «le norme siano rigorosamente applicate».

Sinora di richieste dal Dipartimento di Stato americano o dall'ambasciata Usa di via Veneto non sono arrivate se si esclude una domanda di accertamento giunta al ministero degli Esteri sulla doppia nazionalità di uno dei due giovani californiani. Natale Hjorth ha infatti la cittadinanza americana e italiana, con tanto di iscrizione all'Aire, il registro dei residenti all'estero. Non sfugge all'avvocato Conte il rischio che processualmente corrono le dichiarazioni rese dai ragazzi dopo la pubblicazione della foto, anche se oltre alle confessioni ci sono le prove, compreso il riconoscimento dei due giovani fatto dal carabiniere ferito. Ma ciò che preme a palazzo Chigi è la difesa del sacrificio del giovane carabiniere, del lavoro delle forze dell'ordine e degli inquirenti che hanno rapidamente rintracciato e fermato i responsabili. Ciò che non sfugge a Conte, e che ieri era oggetto di riflessione anche da parte del Guardasigilli Alfonso Bonafede, è l'assurda caccia di alcuni media, di molti politici e di qualche giornalista del servizio pubblico, al trofeo da sbattere in prima pagina. Prima con le false foto segnaletiche dei due nordafricani, che in un primo momento erano stati accusati dell'omicidio, e poi con la foto del giovane bendato.

Conte invita a non «cavalcare l'onda delle reazioni emotive», cerca così di gettare acqua sul fuoco di polemiche che hanno visto in prima linea il vicepremier Salvini che, postando la foto sul suo profilo, non ha forse aiutato il lavoro dagli inquirenti.
 

Ultimo aggiornamento: 10:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA