Cannabis, la Corte: può fumarla soltanto il produttore

Sabato 28 Dicembre 2019 di Claudia Guasco
Cannabis domestica, la Corte: può fumarla soltanto il produttore

MILANO Un via libera condizionato, con la definizione di un perimetro di regole che, in un'aula di tribunale, saranno determinanti per l'assoluzione o la condanna. Le sezioni unite penali della Cassazione, l'organo supremo della Corte, hanno stabilito che non sarà più reato coltivare cannabis in casa, purché in minima quantità e solo per uso personale. Ma questa depenalizzazione di orticelli domestici di piante stupefacenti in generale, e non soltanto di cannabis, dovrà rispettare paletti precisi, come si evince dalla massima di diritto depositata due giorni fa dagli ermellini in attesa della sentenza.

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IRRIGATORI VIETATI
Le proteste del centrodestra e di parte dell'associazionismo sociale contro la decisione dei giudici sono compatte, per la prima volta viene deliberato che «non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica». La Corte tuttavia è andata oltre e ha circoscritto l'ambito. Prima norma: l'utilizzatore del prodotto casalingo può essere solo la persona che materialmente si dedica alla cura delle piante e non è ammessa la destinazione anche a eventuali componenti del nucleo familiare, né il consumo di gruppo con amici. Altra condizione essenziale: le piante devono essere coltivale solo con «tecniche rudimentali», che significa il tradizionale innaffiatoio. La presenza di un impianto di irrigazione a goccia o di lampade riscaldanti configurerebbero il reato di coltivazione ai fini di spaccio. Vietatissimo, naturalmente, il possesso di bilancini o strumenti di precisione per pesare in grammi. Particolare rilevante della decisione della Cassazione è la mancanza di riferimenti alla quantità di thc (il principio attivo) contenuta nella pianta.


Per la cannabis legale la norma prevede un tetto dello 0,6% contro il 5-8% di quella illegale e di quella coltivata dallo Stato per scopi terapeutici. Secondo i giudici invece chi la fa crescere in casa per uso personale non è perseguibile, a prescindere dal livello di thc. «Il reato di coltivazione di stupefacenti - avvertono nel preambolo - è configurabile indipendentemente dalla quantità di principio attivo ricavabile nella immediatezza, essendo sufficienti la conformità della pianta al tipo botanico previsto e la sua attitudine, anche per le modalità di coltivazione, a giungere a maturazione e a produrre sostanza stupefacente». Nonostante il binario tracciato, sono forti le critiche di chi ritiene che la sentenza faccia deragliare la legalità e anni di lavoro di prevenzione. «Inciderà negativamente sull'educazione dei minori che cresceranno, sempre di più, nella convinzione che l'utilizzo di cannabis sia innocuo e socialmente condiviso», ammonisce la comunità di San Patrignano.

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SCONTRO APERTO
Sulla stessa scia il Family day: «Così si inventa un diritto a drogarsi che alimenta una cultura dello sballo tra le maggiori cause di incidenti stradali mortali». Come rileva il segretario Matteo Salvini, «anche le due ragazze morte a Roma ne sono la drammatica conferma. La Lega combatterà lo spaccio e la diffusione della droga sempre e ovunque». Giorgia Meloni, leader di FdI, si dice «allibita, il messaggio lanciato, soprattutto ai più giovani, è devastante». Ma sul versante opposto riprende slancio il fronte della liberalizzazione: «È il risultato di quarant'anni di impegno, in particolare del mio impegno», rivendica Emma Bonino. «Si è rotto un tabù, è un primo passo per poter ragionare oltre gli stereotipi». Ed esulta il senatore M5S Lello Ciampolillo: «Vittoria! Da anni mi batto in Parlamento per il mio disegno di legge che prevede la coltivazione domestica quattro piante per tutti i maggiorenni».
 

Ultimo aggiornamento: 09:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA