Cambiamento climatico, boom di eruzioni e ghiacciai in ritirata: «È l’anno peggiore». Dalla Marmolada a Stromboli

Il rapporto: non solo Marmolada, è l’effetto delle alte temperature. Nel mondo ci sono 47 vulcani attivi, allerta arancione a Stromboli

Venerdì 9 Dicembre 2022 di Mauro Evangelisti
Cambiamento climatico, boom di eruzioni e ghiacciai in ritirata: «È l’anno peggiore». Dalla Marmolada a Stromboli

Ghiaccio e lava bollente. I due opposti sembrano segnare non solo l’anno che si sta chiudendo, ma questo travagliato nuovo millennio. I ghiacciai si ritirano, i vulcani sono sempre più vivaci. Da una parte un report sui ghiacciai, in Italia, segnala come il 2022 sia stato l’anno peggiore: alte temperature e scarse nevicate hanno causato il loro ritiro, fino alla tragedia della Marmolada. Dall’altra, la stampa internazionale mostra come nel mondo sia altissima l’attenzione per quasi 50 vulcani attivi, dalle Hawaii all’Indonesia, fino ad arrivare in Italia dove per Stromboli c’è l’allerta arancione.

Se a questo si aggiunge l’attività sismica che sta interessando la costa adriatica, in particolare le Marche - dove solo ieri mattina l’Ingv (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) ha registrato diverse scosse - viene da sé la domanda, magari molto semplicistica: cosa sta succedendo?

ALLARME
Partiamo dai ghiacciai, dall’allarme lanciato da un report diffuso da Legambiente e Comitato glaciologico italiano. Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente, spiega: «Siamo tornati sui ghiacciai osservati due anni fa. Abbiamo ritrovato ghiacciai irriconoscibili, crepe, un’emorragia di ghiaccio, torrenti gonfi e contemporaneamente siccità dappertutto, laghi scomparsi. La Marmolada è una regina nuda, completamente scoperta dal ghiaccio». Alcuni esempi dal report: nelle Alpi Occidentali arretramento frontale annuale di circa 40 metri; si ritira di 200 metri il Ghiacciaio del Gran Paradiso; i ghiacciai Planpincieux e Grandes Jorasses in Val Ferret (Aosta) potrebbero crollare. Le cause? «Per i ghiacciai italiani, e non solo, il 2022 è stato l’annus horribilis - dice Valter Maggi, presidente del Comitato Glaciologico Italiano - La temperatura più elevata di sempre nel Nord Italia, oltre ad una riduzione importante delle precipitazioni, ha portato al drastico ritiro delle fronti glaciali».

 


FENOMENO
Dal ghiaccio alla lava. Domenica scorsa in Indonesia migliaia di persone sono state evacuate per l’eruzione del Monte Semeru, strade e case sono state ricoperte di cenere. Alle Hawaii il Mauna Loa sta eruttando, racconta la Cnn, per la prima volta dal 1984. Lo stesso avviene nel vicino Kilauea. I media americani parlano di almeno 47 vulcani attivi nel mondo e in Italia il sorvegliato speciale è Stromboli, che ha eruttato sette volte nel 2022. Le ultime segnalazioni di Ingv: «Rallenta la fuoriuscita di lava dal cratere nord dello Stromboli. Il flusso continua a essere attivo nella parte alta della Sciara del Fuoco.

Al momento, il fronte lavico si attesta ad una quota di circa 600 metri sul livello del mare». Spiega il presidente di Ingv, Carlo Doglioni: «A livello mondiale siamo nella media, che normalmente può essere anche di 40-50 vulcani in attività. Stromboli è un vulcano dal condotto aperto, per cui è permanentemente attivo; per questo, fin dall’antichità è chiamato il faro del Mediterraneo. Eruzioni e terremoti sono fenomeni legati dal comune denominatore della tettoniche delle placche. Terremoti possono essere generati anche dalla risalita del magma sotto un vulcano che sta per eruttare».

Nel caso delle sismicità nel mare Adriatico, antistante le Marche, c’è legame con l’attività dello Stromboli? «No, sono fenomeni separati, ma del tutto naturali. Lo Stromboli è in uno stato di attività maggiore del solito, tanto che l’allerta è passata dal giallo all’arancione. La sua vivacità esplosiva è dovuta all’arrivo dal sottostante mantello terrestre nella camera magmatica del vulcano di magmi a composizione chimica diversa e con maggiori contenuti di gas. Per questo è necessario un livello di attenzione più alto». In passato, dall’Islanda all’Indonesia, l’eruzione dei vulcani ha paralizzato il traffico aereo.

«Precisiamo, - spiega Doglioni - quando c’è un’eruzione con materiale piroclastico in atmosfera, il problema per gli aerei non è la minore visibilità, ma sono i gravi danni o anche la caduta dei velivoli, perché la cenere vulcanica è in grado di grippare i motori a reazione. Per esempio, quando l’Etna erutta con ceneri emesse in atmosfera, l’Ingv dirama dei bollettini, e l’aeroporto di Catania può venire chiuso temporaneamente. Nell’aprile del 2010, per una settimana molti voli in Europa vennero cancellati per l’eruzione in Islanda».
 

Ultimo aggiornamento: 14:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA