dal nostro inviato
BRESCIA All'ospedale di Montichiari, in provincia di Brescia, nella prima ondata di Covid arrivavano così tanti pazienti che i medici, come in tempo di guerra, erano costretti a scegliere chi salvare. Le corsie erano stracolme, «i malati dovevano essere lasciati a terra con la bombola di ossigeno». Il dottor Carlo Mosca, 47 anni, primario del pronto soccorso, faceva la spola tra i ricoverati e un appartamento preso in affitto in un residence, per non mettere il pericolo la figlia di sette anni. Un macigno di pensieri e angosce reso ancora più pesante dalle preoccupazioni per la famiglia. E alla fine qualcosa si è rotto. Il dottor Mosca, professionista irreprensibile e stimato, è stato arrestato con l'accusa di aver ucciso con un mix di farmaci due pazienti Covid, ma secondo la richiesta di custodia cautelare del pm gli omicidi sarebbero quattro e gli investigatori stanno approfondendo altri episodi.
FARMACO PARALIZZANTE
Il movente lascia annichiliti: alleggerire la pressione sull'ospedale.
«QUESTO E' PAZZO»
Invece, stando all'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Brescia Carlo Nocerino, quando il 20 e il 22 marzo sono arrivati al pronto soccorso Natale Bassi e Angelo Paletti, entrambi malati di Covid e in crisi respiratoria, avrebbe somministrato loro succinilcolina e propofol, farmaci propedeutici all'intubazione. Procedura alla quale nessun dei due pazienti è stato sottoposto. Rileva il consulente tecnico della Procura: «Se la succinilcolina viene usata in un paziente che non verrà intubato, vi sarà perdita della capacità respiratoria, apnea e poi arresto cardiaco». Eppure, hanno riferito gli infermieri, le condizioni dei pazienti morti non apparivano «catastrofiche o terminali, tali da preannunciare la morte imminente del malato che spirava nel giro di cinque, dieci minuti dopo essere stato lasciato solo con il primario». Il quale non segnalava sulla cartella la somministrazione dei due farmaci il cui consumo, hanno scoperto i Nas, ha registrato un'impennata: tra gennaio e aprile 2020 gli ordini di succinilcolina sono aumentati del 70%, nonostante da novembre a marzo siano state effettuate solo cinque intubazioni. Le voci e il disappunto per l'uso «disinvolto» dei farmaci da parte di Mosca si erano diffuse tra i sanitari già in primavera, dopo di che la situazione in pronto soccorso rasentava il panico. Messaggio intercettato di un infermiere al collega: «Volevo chiederti se anche a te Mosca ha mai chiesto di fare della succinilcolina o del propofol a pazienti che stanno morendo. Ti chiedo in caso di non dirlo a nessuno. Ultimamente lo sta chiedendo ad alcuni di noi. E siccome non ho intenzione di uccidere nessuno... Io non ci sto a uccidere pazienti solo perché lui vuole liberare letti». Risposta: «Sono d'accordo con te, questo è pazzo».
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