Bollette, imprenditore ragusano chiude attività: «Fatture triplicate, non ce la faccio più»

Il grido d'allarme di Enrico Borrometi: «Mentre i politici discutono le aziende muoiono, ho lavorato per vent'anni ma ora sono costretto a fermarmi».

Martedì 20 Settembre 2022
Bollette, non ha mai chiuso l'attività in 20 anni ma due mesi di fatture di luce e gas lo convincono a chiudere il suo ristorante

Non si è mai fermato per vent'anni. Ora sono bastati due mesi di bollette stellari per costringerlo ad arrendersi, a sventolare bandiera bianca. A chiudere le sue attività. E per un imprenditore è il capolinea peggiore. «Meglio cinque anni consecutivi con il Covid che quello che è accaduto in questi due mesi. Sono bastati sessanta giorni a rovinarci, altro che pandemia...». Enrico Borrometi, titolare di quattro attività nel settore della ristorazione a Pozzallo, in provincia di Ragusa, è uno dei tanti imprenditori vittime del caro energia. In appena otto settimane ha visto le sue bollette lievitare. Un aumento quasi del 300 per cento di fronte al quale non gli è rimasto altro da fare che chiudere alcune delle sue aziende.

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Il primo conto, salatissimo, a luglio per i locali che ospitano il bar e la focacceria/pizzeria. «Mi è arrivata una bolletta di 11.300 euro a fronte dei 4mila che avevo pagato l'anno precedente. Stessi frigo e stesse attrezzature ma importo quasi triplicato». Copione identico al ristorante. «Invece che 7.500 euro, come a luglio del 2021, oltre 17mila euro».  Inutile il tentativo di chiedere una rateizzazione. «Mi hanno detto che al massimo potevo dividere il pagamento in due tranche.

Davvero ben poca cosa. Così ho deciso di pagare».

Ma contemporaneamente Borrometi ha pensato di correre ai ripari per scongiurare il probabile salasso di agosto. «Ho chiuso la pizzeria: dismettendo il forno elettrico, un congelatore e quattro frigo. Eppure nonostante i 1.300 kWh in meno mi è arrivata una bolletta ancora più alta, circa 14mila euro, accompagnata da poche righe in cui dicevano "Ci scusiamo per l'ulteriore aumento"».

Né è andata meglio per il ristorante. «Circa 22.500 euro con l'aria condizionata staccata e il pranzo solo all'aperto in veranda». Così il 28 agosto anche le insegne del ristorante si sono spente. «Resta in funzione solo per il servizio catering in occasione di eventi. Se qualcuno prenota, il giorno prima vado al locale e accendo i frigo. Non posso permettermi di tenerlo aperto sempre», dice con amarezza Borrometi, che in 20 anni mai aveva chiuso le sue attività. 

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Licenziamenti e cassa integrazione

A farne le spese sono anche i suoi dipendenti. Circa 60 tra stagionali e non sono rimasti a casa e nei prossimi mesi potrebbe anche andare peggio. «Aspetto le bollette di settembre e ottobre, ma se questo è il trend non mi resta altro che chiudere tutto. Non c'è alternativa». Intanto, a chiudere la scorsa domenica è stato il reparto gelateria. «Nel mio bar facciamo circa 30 chili di caffè a settimana, ma la cella frigorifera e la macchina per fare il gelato consumano troppo, hanno un costo esorbitante. Così nonostante le temperature roventi di questi giorni ho deciso di sospendere l'attività di gelateria». Dopo gli anni dell'emergenza pandemica le speranze di una ripresa adesso sembrano davvero lontane. «Il Covid? Era molto meglio - dice nell'intervista all'Adn Kronos -. Eravamo chiusi e con i dipendenti in cassa integrazione. Adesso invece ci stanno ammazzando. Il nostro settore è distrutto, pasticcerie, panifici, bar, tutte quelle attività in cui c'è una produzione artigianale hanno bisogno delle attrezzature e con questi costi è impossibile andare avanti». E i 12-13 miliardi a cui pensa il Governo per arginare l'impatto dell'aumento dei prezzi su famiglie e imprese? «Sono ben poca cosa. Invece di pensare alla campagna elettorale e agli slogan dovrebbero fermarsi, sedersi tutti quanti attorno a un tavolo e restarci fino a quando non avranno trovato una soluzione perché non c'è più tempo. Mentre loro discutono le aziende muoiono», conclude.

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