Se il giorno del tragico tentato rapimento in Congo il convoglio sui cui viaggiavano l'ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci fosse stato supportato, così come stabilisce il protocollo di sicurezza Onu, da una scorta armata, forse si sarebbe potuta evitare la morte dei nostri connazionali. È il ragionamento fatto dai magistrati di Roma che hanno proceduto alla prima iscrizione nel registro degli indagati: si tratta di un funzionario congolese del Programma alimentare mondiale (Pam), agenzia delle Nazioni Unite, cui vengono contestate una serie di omissioni e in sostanza di non avere applicato correttamente le procedure operative standard, denominate Sop, che definiscono le regole alle quali attenersi per missioni di quel tipo.
Luca Attanasio, primi arresti per l'omicidio dell'ambasciatore italiano ucciso in Congo
SEQUESTRO DI PERSONA - L'ambasciatore e il militare dell'Arma, di fatto, non avevano alcun tipo di copertura armata e questo li ha fatti diventare facili bersagli di un eventuale rapimento.
GLI ARRESTI - Il secondo filone di indagine, in cui si ipotizza il reato di tentativo di sequestro di persona con finalità di terrorismo, è al momento senza indagati. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, che hanno affidato gli accertamenti ai carabinieri del Ros, i due italiani sono morti nel corso della sparatoria tra la banda di sei sequestratori, armati di kalashnikov e macete, e i Ranger del parco. Attanasio e Iacovacci erano stati prelevati dalla jeep dalla banda e portati all'interno della foresta. Dopo circa un chilometro l'intervento dei guardia parco e la sparatoria. Gli investigatori nelle scorse settimane si sono recati a Kinshasa, negli uffici dell'ambasciata italiana, per una serie di audizioni. Tra le persone sentite anche Rocco Leone, vicedirettore del Pam Congo, e sopravvissuto al blitz dei sequestratori. Il testimone ha confermato quanto emerso dai risultati delle autopsie svolte a Roma. L'ambasciatore e il carabiniere sono morti nel corso di «un intenso conflitto a fuoco» e raggiunti dagli spari della banda che aveva tentato di sequestrarli. A nulla è valso il tentativo del militare dell'Arma di allontanare il nostro diplomatico dalla linea di fuoco.