Reddito di cittadinanza: 920mila assegni pagati, solo 4.500 controlli, e 3.000 lavorano in nero

Giovedì 15 Agosto 2019 di Francesco Pacifico
Reddito di cittadinanza, pochi controlli e boom di irregolari
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Dall’Inps, informalmente, fanno sapere che dall’inizio dell’anno la Guardia di Finanza ha scoperto 3mila furbetti che hanno ottenuto il reddito di cittadinanza, ma nonostante questo continuavano a lavorare in nero. I controlli sarebbero poco meno di 4.500 a fronte di 922.487 sussidi già erogati. Finora, poi, le Fiamme gialle avrebbero ricevuto sempre dall'Inps non più di 600mila nominativi dei beneficiari. 

 





Numeri ancora troppo sommari dal punto di vista statistico per focalizzare il fenomeno, ma che finiscono per dare sostanza all’allarme lanciato dal viceministro dell’Economia, Massimo Garavaglia: «Sul reddito di cittadinanza le prime verifiche della Gdf stando dando risultati interessanti: gran parte di coloro ai quali è stato erogato il reddito di cittadinanza risulta non titolare e quindi i numeri i risparmi non possono che aumentare». 

Parole che hanno spinto il presidente dell’Inps, e padre del reddito, Pasquale Tridico, a replicare: «Al momento non ci sono dati su eventuali irregolarità. I controlli incrociati dell’Inps con le banche dati collegate sono stati massivi e preventivi, la loro efficacia è dimostrata dal fatto che più di un quarto delle domande è stato respinto». Mentre ancora più dura è stata il viceministro, Laura Castelli: «I numeri comunicati da Garavaglia, secondo il quale il 70 per cento di chi riceve il reddito di cittadinanza non ne avrebbe diritto, non corrispondono al vero. A me non risulta che la Guardia di Finanza abbia fornito dati in tal senso». 

Difficile fare al momento chiarezza sulla questione al centro della querelle tra Garavaglia e Tridico: cioè sulla qualità e sulla quantità dei controlli successivi alla concessione dell’assegno per scoprire i furbetti, anche perché la Guardia di Finanza mantiene il massimo riserbo sul numero delle verifiche. In quest’ottica, ieri l’Inps ha comunicato ufficialmente soltanto di aver girato alle Fiamme oro - come prevede il Decretone, la legge istitutiva del reddito - 600mila nominativi di altrettanti percettori del sussidio per le attività di controllo e che finora circa «32mila nuclei sono decaduti dal beneficio» per decesso, variazione reddituale e uscita dalla disoccupazione oppure perché dopo un controllo è stato scoperto che non avevano diritto. Più preciso, invece, l’istituto è stato sui numeri generali della misura: le domande presentate al 31 luglio sono state 1.491.935, 922.487 le accettate, quasi 400mila le rigettate e circa 170mila sotto ulteriore attività istruttoria. Ergo, «la percentuale di domande respinte è attualmente al 26,8 per cento», ma sono controlli di natura più preventiva.

Come detto, stando alle notizie che rimbalzano dall’Inps, le verifiche dalla Gdf effettuate sarebbero poco meno di 4.500, spesso all’interno di più generali controlli contro il sommerso e il mancato pagamento di contributi pensionistici. Anche se i militari avrebbero portato alla luce vicende molto allarmanti: a Carini, in provincia di Palermo, la Guardia di finanza ha scoperto in un ristorante 7 addetti in nero su 11 totali che percepivano anche il reddito. A Castrovillari sono state denunciate 8 persone per lo stesso reato. C’è poi il caso del fruttivendolo che, nonostante regolare bottega a Crotone, percepiva il reddito ma non dichiarava un euro al fisco. Poco lontano, a Montegiordano nel Cosentino, due uomini intascavano il reddito di giorno e di notte lavoravano - senza contratto - come guardiani in un supermercato e in un lido balneare.

BUCO NERO
A quasi cinque mesi dal suo avvio, il grande buco nero del reddito di cittadinanza resta il sistema dei controlli.
Di fatto, non è ancora entrata a regime la macchina che dovrebbe coinvolgere l’Inail, le fiamme gialle, l’Inps, le motorizzazioni e i Comuni non è partita. E non poteva essere diversamente: soltanto a giugno l’istituto di previdenza ha stilato un primo accordo con la Gdf sullo scambio dei dati, mentre si è dovuto aspettare fine luglio per definire le modalità delle attività di verifica, alle quali si devono attenere l’Ispettorato nazionale del lavoro. Con un’apposita circolare l’organismo da Tridico ha annunciato che «per i controlli il personale ispettivo potrà utilizzare le banche dati dell’Inps, attraverso una nuova piattaforma informatica predisposta dall’istituto che accoglie i dati di tutti i percettori di Rdc». Peccato che la banca dati non sia stata ancora implementata.

Ultimo aggiornamento: 16 Agosto, 10:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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