dal nostro inviato
FONTANELICE «Il secondo giorno di isolamento, mentre le frisone e le pezzate rosse muggivano ho chiamato la sindaca Beatrice Poli e le ho chiesto il permesso. Lei ha risposto: “Fai pure Devis, proprio io non riesco a mandarti qualcuno come speravo”». E allora Devis Tattini, allevatore di Casalfiumanese (3.400 abitanti, Valle del Santerno, Imola, Romagna) ha agganciato la benna al trattore e ha attaccato la frana da monte mentre un suo amico con un escavatore rimuoveva da valle le tonnellate di terra e fango della frana che aveva cancellato la strada che porta alla “Capanaza” dove oltre alle mucche abitano tre famiglie.
«Anzi, adesso le bestie sono di più perché teniamo anche quelle dei Mazzanti: la loro stalla è ancora isolata, là nel versante da dove si è staccata la frana che ha ucciso Enrico (Rivola, ndr) il 2 maggio. Di fronte alla decisione dell’Onnipotente di cambiare volto al nostro territorio, ci siamo dovuti arrangiare con le ruspe perché nei frigoriferi possiamo tenere il latte per un giorno o due e non eravamo più raggiungibili dal “solito” camion da 150 quintali: mica potevamo buttare mille litri di latte al giorno». Come è successo invece al latte delle 70 mucche dei Ronchini, a Baia Volpe, Fontalice, più su, sempre nella valle del Santerno. «Siamo in cinque famiglie - dice Maurizio Ronchini - e possiamo muoverci solo con il trattore, dopo i primi giorni di isolamento totale ora portiamo giù il latte con una cisternina, ma è duro resistere così».
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Alle 90 mucche romagnole (da carne) dei Carapia (poderi per 130 ettari Posseggio, Fontanelice, dove una volta «c’era anche la parrocchia col prete e la scuola elementare») inizia invece a mancare il fieno: «Ce lo stanno portando con gli elicotteri perché non possiamo falciare il nostro, ma qua è franato tutto e non potremo nemmeno fare le scorte per l’inverno - dice Gianfranco Carapia, 57 anni, che con il figlio Rudy manda avanti anche i frutteti - Intanto la prima raccolta di ciliegie è già perduta e quella di albicocche è compromessa. Come tireremo avanti? Semplice, non abbiamo alternative: dove potremmo andare a vivere visto che nessuno, adesso con questa catastrofe, vorrà comprare il nostro terreno, il nostro allevamento».
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