Alluvione Emilia Romagna, quell’intesa tra Meloni e Bonaccini: quando la politica batte l’ideologia

C’è un’Italia che si accapiglia in polemiche inutili e una che si rimbocca le maniche superando le divisioni

Martedì 23 Maggio 2023 di Mario Ajello
Alluvione Emilia Romagna, quell’intesa tra Meloni e Bonaccini: quando la politica batte l’ideologia

C’è l’Italia che si accapiglia nell’eterno ritorno del riflesso condizionato della sinistra contro la destra e nella guerra ideologica che s’è vista al Salone del libro di Torino, e c’è l’Italia che si rimbocca le maniche e indossa gli stivali senza distinzioni partitiche e polemiche opposizione-maggioranza, per aiutare le popolazioni vittime dell’alluvione in Emilia Romagna.

E allora, la contro-immagine del dialogo e dell’abbraccio, in mezzo al fango, tra Meloni e Bonaccini, il capo del governo di centrodestra e il presidente regionale di centrosinistra, racconta di una buona politica che, a dispetto di chi si attarda nella rissosità propagandistica, non solo è possibile ma, come si vede, viene praticata a sostegno dei cittadini che hanno bisogno di ricoveri, di sicurezza, di speranza. 


Si rivedranno, dopo il consiglio dei ministri di oggi, Giorgia Meloni e Stefano Bonaccini. E stavolta, dopo la visita di lei nelle zone alluvionate, sarà lui ad andarla a trovare. Intanto, sono molto significative le foto di Meloni e Bonaccini che parlano in mezzo all’alluvione, con concretezza e concordia, e che si abbracciano. Travalicando le rispettive trincee di partito, affermando che l’intesa istituzionale al servizio del buon senso, del bene pubblico e dell’interesse comune viene prima di qualsiasi altro valore e di qualsivoglia convenienza partigiana. Una bella pagina, pur nella tragedia del momento, stanno firmando i due leader, nazionale e regionale. E Bonaccini ha dichiarato: «Siamo molto fiduciosi nell’azione del governo». Che infatti oggi stanzierà altri 20 milioni, dopo i primi dieci, per l’emergenza in Emilia Romagna. 


IL PRE-REQUISITO
La collaborazione istituzionale che funziona dovrebbe essere un prerequisito nelle democrazie. Ma l’Italia è l’Italia e ci troviamo a esultare per una novità che dovrebbe essere la normalità. Concordare la linea d’intervento, condurla in piena sintonia, non fare lagne - è colpa della Regione che non ha fatto niente, è colpa di Roma che se ne infischia di noi - è il minimo ma anche il massimo comun denominatore di un sistema virtuoso e fattivo di fronte a una tragedia come quella in corso.

Rispetto alla quale ha poco senso, anche se riempie i palinsesti, accapigliarsi, senza fare nulla di sostanziale, gridando che la colpa è sempre e comunque del riscaldamento globale, del capitalismo cinico e baro e via così. Bonaccini, viceversa, è un pragmatico: agire-agire-agire e facciamo tutti insieme. Meloni è nello stesso mood. Ed evviva. Anche se non ci sarebbe dovuto essere un dramma per far emergere che c’è una classe dirigente politica, nel nostro Paese, che responsabilmente ha la volontà di collaborare per l’interesse generale. Perché non lo si fa nell’economia, sul Pnrr, sulle infrastrutture e sugli altri principali dossier nazionali? Si spera che sia estendibile e contagioso l’esempio Meloni-Bonaccini. Racconta che il fango delle zone alluvionate non ha colore se non appunto quello del fango e soltanto la consapevolezza di una politica non divisiva può evitare che si aggiungano altri colori a un’emergenza locale e nazionale che va gestita con una sola tinta. Quella di un’assunzione di responsabilità da politici maturi e da statisti, o governatori regionali, che non si pestano i piedi ma si scambiano gli stivali. E la domanda a questo punto é: riuscirà Elly Schlein a fare propria la lezione che le viene dal collega che ha battuto alle primarie e che ha un’idea del Pd nazional-popolare e collaborativo in senso repubblicano e non rinchiuso nelle proprie battaglie identitarie? Oppure il modello salone di Torino vincerà sull’esempio emiliano-romagnolo?
 

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