Alluvione, la Romagna trascurata: «In Emilia più interventi»

Stanziati 193 milioni per 924 opere contro 842 milioni per 3.600 cantieri

Sabato 20 Maggio 2023 di Claudia Guasco
Alluvione, la Romagna trascurata: «In Emilia più interventi»

Gorino ha 97 anni e ha dovuto lasciare la sua casa in provincia di Ravenna: «Una catastrofe così non l’avevo mai vista in vita mia», scuote la testa.

Tanta acqua dal cielo, è vero. Ma anche un territorio fragile, l’Emilia Romagna, con 2,7 milioni di persone che abitano in zone allagabili - pari a un milione di metri quadrati di aree urbanizzate con 254 mila attività economiche e oltre 13 mila beni artistici - interventi idrogeologici che vanno a rilento (quatto anni e mezzo dal progetto alla realizzazione), opere finanziate e mai completate.

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GLI STANZIAMENTI
«Non è il momento delle polemiche - afferma il governatore Stefano Bonaccini - Chi le fa può venire a darci una mano a spalare e a pulire». Mezza regione inghiottita dalla pioggia, però, è una catastrofe che impone alcune riflessioni, insistono i tecnici. Il rapporto 2021 “Dissesto idrogeologico in Italia” dell’Ispra segnala che dal 2017 al 2021 la superficie nazionale potenzialmente soggetta a frane e alluvioni è aumentata rispettivamente del 4% e del 19% e il territorio più esposto agli allagamenti è proprio l’Emilia Romagna (45,6%), seguita dal Veneto (32,2) e dal Friuli Venezia Giulia (21,5%). La criticità del luogo, rileva l’analisi, «è legata alla presenza di una complessa ed estesa rete di collettori di bonifica e corsi d’acqua minori che si sviluppano su ampie aree morfologicamente depresse, di tratti arginati spesso lungo alvei stretti e pensili, di regimazioni e rettifiche in specie nei tratti di pianura».

E l’acqua imbrigliata, quando è troppa, riconquista il suo spazio. «Siamo di fronte a eventi che in maniera sempre più frequente sono estremi», spiega Arcangelo Francesco Violo, presidente del Consiglio nazionale dei geologi. «Servono azioni di adattamento: bene le vasche di laminazione e il rafforzamento degli argini, tuttavia bisogna pensare anche alla rinaturalizzazione degli alberi, a un aggiornamento dei piani di emergenza territoriali e urbanistici, a presidi locali». Tra il 2015 e il 2022 la Regione ha stanziato oltre 190 milioni di euro per la realizzazione di 23 bacini di laminazione, che gestiscono il flusso dei fiumi, ma sono concentrati in Emilia, la Romagna ne ha pochi e infatti è stata sommersa. C’è poi un altro problema ed è strutturale. «Le vasche ci sono, però sono insufficienti rispetto alla portata dei fiumi: i corsi d’acqua non possono essere larghi 100 metri se ne occorrono 500 quanto arriva la piena, perciò esondano», sottolinea un funzionario dell’Autorità di bacino. Insomma, da sole non bastano. Eppure il rapporto Rendis 2020 dell’Ispra registra che negli ultimi vent’anni in Emilia Romagna sono stati finanziati 529 progetti di messa in sicurezza del territorio con un impegno spesa di 561 milioni di euro, ma solo 368 sono stati ultimati.


DISTRIBUZIONE
Un documento presentato a fine marzo in commissione Ambiente informa che dall’avvio dell’ultima legislatura di Bonaccini sono state programmate 4.557 opere da Piacenza a Rimini per oltre 1 miliardo di euro, di cui 200 milioni per lavori già programmati in precedenza e realizzati a partire dal 2020. In pianura sono stati effettuati 1.847 interventi per la sicurezza idraulica con un investimento di 637 milioni, sulla costa 97 per 76 milioni, sull’Appennino sono previste 2.608 opere per 361 milioni. Ma sulla distribuzione territoriale qualche consigliere si è mostrato perplesso: la maggior parte delle azioni di messa in sicurezza del suolo riguardano l’Emilia, con più di 3.600 cantieri e 842 milioni di investimenti, mentre alla Romagna sono andati 193 milioni per 924 opere.
 

Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 16:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA