Alluvione Emilia Romagna, la fabbrica del cioccolato solidale a Conselice: chiatte e ruspe per salvare il paese prima dell'azienda

La famiglia Martini e i titolari di altre aziende nella zona hanno noleggiato o comprato macchinari per salvare la comunità

Venerdì 26 Maggio 2023 di Paolo Ricci Bitti inviato a Conselice
Alluvione Emilia Romagna, la fabbrica del cioccolato solidale a Conselice: chiatte e ruspe per salvare il paese

dal nostro inviato


CONSELICE Non viene proprio da usare il solito “la fabbrica del cioccolato” quando si vede adesso la “città” dell’Unigrà fra Conselice e la frazione Lavezzola (Ravenna) allagata, come il centro del paese, da due metri d’acqua limacciosa: una devastazione apocalittica nella più grande raffineria del sud Europa, quinta nel mondo, di olio e grassi vegetali. Oltre 500mila tonnellate l’anno. Sotto la melma 60 ettari di stabilimento all’avanguardia, compresa la biocentrale elettrica da 60 megawatt, un miliardo e 200 milioni di fatturato annuo di cui il 40% grazie dalle esportazioni in tutto il mondo perché in tutto il mondo si mangiano dolci, pane, gelati; 800 dipendenti qui, altri 1500 nell’indotto, tra i più importanti fornitori di Ferrero, Barilla e Unilever.

La “fruit valley” romagnola comprende anche colossi come questo che tuttavia non è adesso al primo posto nei pensieri della famiglia Martini, il fondatore Luciano e i figli Gian Maria (a.d.) e Oliver. Prima c’è da mettere al sicuro Conselice e le case dei 5mila abitanti, c’è da tenere all’asciutto Lavezzola, i cui 3mila residenti sono stati ugualmente sfollati e seguono con il cuore in gola il defluire finalmente consistente delle acque.

A loro spese i Martini hanno noleggiato chiatte e ruspe da 100 tonnellate, comprato grandi sacchi da riempire di terreno e palancole (sbarramenti metallici) per riparare le rotture degli argini e poi idrovore e gruppi elettrogeni. «Dobbiamo salvare prima la comunità - dicono Gian Maria e Oliver - poi penseremo all’azienda, penseremo soprattutto a come ripartire aiutando le famiglie dei dipendenti in gran parte fuori casa». Fra le oltre 100 idrovore in azione senza sosta qui sugli argini dei canali ci sono anche quelle comprate, sempre di tasca loro, da altre aziende della zona come il salumificio Golfera (Golfetta), Surgital (pasta fresca surgelata per migliaia di ristoranti), Facchini (leader in Europa delle macchine sfalciatrici), ovvero altri 600 posti di lavoro. «E guardi - dicono ancora i Martini - che nessuno di chi ci ha fornito di corsa questi grandi macchinari ha voluto essere pagato in anticipo. Ora pensiamo ad asciugare i campi e poi l’azienda. E speriamo che i politici che amministrano la regione e il territorio si prendano la loro parte di responsabilità per questa catastrofe. E che essere ambientalisti non significhi più difendere animali e politiche verdi che hanno contribuito ad aumentare i danni di questa alluvione». 


Paolo Ricci Bitti

Ultimo aggiornamento: 9 Giugno, 08:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA