Alessia Pifferi si trova in carcere, eppure c'è chi nonostante la morte di stenti della figlia Diana, abbandonata per una settimana in casa da sola, non vuole lasciarla sola. Già, perché sono in tanti che a quanto pare cercano di offrirle un sostegno, anche economico.
Il caso ha scosso tutto il Paese: Alessia Pifferi ha abbandonato per una settimana la piccola Diana in casa da sola, lasciandola morire di stenti. Inevitabile lo schieramento dell'opinione pubblica, che però non ha avuto lo stesso effetto su tutti. «Ricevo un sacco di e-mail di persone che vorrebbero aiutare la signora Pifferi. Vorrebbero mandarle dei soldi, o acquistare beni da far recapitare in carcere», ha detto l'avvocato a Zona Bianca, il programma su Rete 4. «Un sacco di persone vorrebbero contattarla e aiutarla nella sua solitudine. Questa persona è sola. Un conto è il reato, un conto la persona umana».
Alessia Pifferi, i messaggi e la solitudine in carcere
Al momento Alessia Pifferi è in totale isolamento: «Si chiede perché è così sola, perché ha solo noi due avvocati - ha detto l'altro legale, Luca D'Auria -. Non ha mai più sentito nessuno, e questo la addolora molto. Mi ha parlato della mamma, del compagno». Entrambi però le hanno chiuso le porte in faccia: la prima l'ha definita «un mostro» e ha detto di non volerla più vedere. L'ormai ex compagno non ha risparmiato la donna neanche negli interrogatori e non ha mai più cercato la donna.
Adesso «la signora indossa sempre la stessa maglietta dal giorno dell'arresto. Non riesce a cambiarsi, è controllata 24 ore su 24, anche quando è nei luoghi più privati della cella e questo la sta distruggendo. Oggi l’ho trovata realmente sofferente. Sta ripensando a quello che è accaduto, ma ha bisogno di persone».
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