Alessandro Impagnatiello e la madre chiesero informazioni sulle telecamere, il pm: «Omicidio di Giulia premeditato»

I due andarono in un bar vicino a dove venne trovato il corpo

Mercoledì 7 Giugno 2023 di Federica Zaniboni
Impagnatiello e la madre chiesero informazioni sulle telecamere, il pm: «Omicidio Giulia premeditato»

Non lo avrebbe deciso quella sera stessa né qualche ora prima. Alessandro Impagnatiello, reo confesso dell’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, incinta di sette mesi, potrebbe avere pianificato il delitto.

Dalle analisi sul suo cellulare è emersa un’altra ricerca online, sulla quale i pm stanno lavorando, che il barman 30enne ha fatto prima del 27 maggio, giorno in cui ha ammazzato la compagna a coltellate. L’aggravante della premeditazione, contestata dalla Procura e non accolta dal gip che ha convalidato il fermo, è uno dei punti su cui auspica di fare chiarezza anche la famiglia di Giulia Tramontano, assistita dal legale Giovanni Cacciapuoti. L’avvocato era presente ieri nell’abitazione della coppia a Senago, nel Milanese, dove i carabinieri della sezione investigazioni scientifiche hanno effettuato nuovi rilievi tecnico-scientifici. Sono poi stati passati al vaglio anche il box e la cantina, di cui Impagnatiello si sarebbe servito per nascondere temporaneamente il cadavere prima di sbarazzarsene tra alcune sterpaglie dietro a dei garage.

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IL SOPRALLUOGO

Nella casa era tutto in ordine e pulito: non vi era nulla, in quelle stanze, che potesse far pensare all’agghiacciante omicidio che è stato commesso esattamente dieci giorni fa. Sulla parete, era ancora presente la stampa di una foto di Alessandro e Giulia scattata a Ibiza appena un mese prima. La stessa immagine che in uno dei tanti messaggi inviati da Impagnatiello al cellulare della ragazza successivamente all’omicidio, lui diceva in tono nostalgico di continuare a guardare, concludendo con «dicci solo che stai bene». Di indizi, però, in quell’appartamento ne sono stati trovati eccome, e il Luminol li ha rivelati tutti. Tracce ematiche e biologiche sono state rinvenute non soltanto in cucina, dove è stata accoltellata la donna, ma anche in soggiorno e sulle scale che portano al garage. I carabinieri hanno poi trovato anche l’arma utilizzata per uccidere Giulia. Come aveva ammesso Alessandro, il coltello si trovava in un ceppo, mimetizzato tra gli altri, sopra al forno in cucina. Riscontri positivi, poi, anche nella vasca da bagno, dove il 30enne avrebbe provato a bruciare il corpo della ragazza. La ricostruzione fornita agli inquirenti da Impagnatiello potrebbe non essere esatta, e l’autopsia che verrà effettuata venerdì prossimo sarà un ulteriore tassello. Proseguono le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo, che tra le varie testimonianze hanno raccolto quella preziosissima del gestore di un bar a Senago a pochi metri da via Monte Rosa, dove è stato rinvenuto il corpo. Due giorni dopo l’omicidio della donna, infatti, Impagnatiello sarebbe entrato nel locale, accompagnato dalla madre, per chiedere di visionare le telecamere dell’esercizio, spiegando che erano alla ricerca di Giulia. Nei giorni scorsi è stato sentito dagli inquirenti anche l’addetto alle pulizie nel palazzo: come ha riferito anche ad alcuni giornalisti, il martedì Alessandro gli avrebbe chiesto scopa e paletta per pulire il box, dove aveva provato a bruciare la donna. 

 

I DOCUMENTI

Nel frattempo, i carabinieri hanno rinvenuto anche alcuni documenti di Giulia in un tombino in zona Comasina, ad appena una decina di chilometri da via Novella, dove Impagnatiello era solito prendere la metropolitana per arrivare al lavoro in centro. Lui stesso aveva dichiarato di averli gettati lì insieme al cellulare. Ma oltre alla patente, un bancomat e una carta di credito, non è stato trovato altro che appartenesse alla 29enne. 
 

Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 15:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA