Alessandra Matteuzzi uccisa a martellate a Bologna, arrestato l'ex (diventato stalker): denunciarlo non è servito

Il racconto della sorella: «Era al telefono con me e urlava “No, ti prego, Giovanni”»

Mercoledì 24 Agosto 2022 di Claudia Guasco
Alessandra Matteuzzi uccisa a martellate a Bologna, arrestato l'ex. La sorella: «Gridava aiuto al telefono con me»

L'ha aspettata per due ore sotto casa, con un martello, determinato a portare a termine la sua missione.

Massacrare Alessandra Matteuzzi, 56 anni, storia d'amore ormai finita e trasformata in persecuzione. Quando lei l'ha visto ha telefonato alla sorella, una disperata richiesta di aiuto: «Gridava vattene, ti prego, fermati», racconta Stefania. Giovanni Padovani, 27 anni, una dignitosa carriera di calciatore nelle serie minori e ambizioni da modello, è andato fino in fondo. Ha aggredito Alessandra, l'ha picchiata a mani nude trascinandola nel portico del palazzo alla periferia di Bologna e l'ha uccisa a martellate.

«CE L'HO CON LEI»

Quando sono arrivati gli agenti Padovani era ancora lì, con l'arma del delitto a pochi metri. Il primo a intervenire è stato un ragazzo del condominio. Nessun tentativo di scappare, solo qualche frase biascicata: «Non ce l'ho con voi, ce l'ho con lei - ha detto - Non vedo l'ora che arrivi la polizia, che voglio finire tutto». Chiudere il cerchio dopo mesi di tormenti e agguati. Il 29 luglio Alessandra, sfinita e terrorizzata, l'ha denunciato, riferendo di atteggiamenti molesti, telefonate continue, messaggi e appostamenti. A inizio agosto è stato aperto un fascicolo dalla Procura di Bologna, con le indagini delegate ai carabinieri che hanno avviato gli accertamenti, ascoltato diversi testimoni e inviato una prima informativa ai pubblici ministeri a metà mese. Nei giorni scorsi Alessandra ha chiamato il suo avvocato, allarmata perché il calciatore si era presentato di nuovo sotto casa. Il legale le ha consigliato di integrare la denuncia, la donna non ha fatto in tempo. Martedì pomeriggio Padovani è salito in macchina ed è partito dalla sua città, Senigallia, e ha parcheggiato in via Arcoveggio (Bologna), davanti all'appartamento della donna. «Hanno avuto una frequentazione a distanza, perché lui faceva il calciatore in Sicilia, quindi si sono visti poche volte - spiega Stefania Matteuzzi - Era poco più di un anno che si conoscevano, però è dallo scorso gennaio che ha cominciato ad avere delle ossessioni verso di lei. Si vedevano una volta al mese, poi hanno passato qualche giorno insieme, durante il periodo di pausa calcistica, lui è stato qua con mia sorella. A quel punto però le sono successe delle brutte cose, lui aveva rotto piatti e bicchieri, si era arrampicato dalla terrazza e le tendeva agguati sulle scale».

I MESSAGGI

Alessandra Matteuzzi, se non poteva evitare gli assilli del suo ex, cercava di tranquillizzarlo, si sedevano su una panchina parlavano a lungo. Ma era atterrita, nel palazzo lo sapevano e tentavano di proteggerla. «Ultimamente aveva paura di lui, perché era diventato molto insistente e non voleva farlo entrare in casa. Quando sono rientrata alle sette e un quarto ho chiuso bene la porta come mi ha consigliato, per lasciarlo fuori», spiega una vicina. Tutto inutile: «Lei arriva, lui si avvicina all'auto e Sandra gli grida: Te ne devi andare, non devi tornare più qui». Il calciatore finge di rassicurarla, le risponde «sì, adesso me ne vado», ma è sempre più pressante, si avvicina e comincia ad aggredirla, la butta per terra e la trascina sotto il portico. Un amico ora rimpiange di non avere colto in tempo la gravità della smania di Padovani: «Ho parlato l'ultima volta al telefono con Alessandra tre settimane fa. Mi aveva scritto perché era molto impaurita. Giovanni continua a seguirmi, si è sfogata. E mi ha girato anche la valanga di messaggi che lui le spediva. Le stava addosso, entrava nella sua pagina Facebook, continuava a inserire commenti». E non si accontentava di spiarla a distanza. «Una volta le ha staccato il contatore e si è appostato all'ultimo piano, un'altra si è anche arrampicato fino al suo terrazzo. Sandra mi ha chiesto di scambiarci i numeri per sicurezza, si vedeva che era una donna preoccupata», si angustia un condomino. «La cattiveria mi stupisce sempre. Quando la subisco, rimango lì a fissarla come fosse una bestia dalla quale non mi so difendere», scriveva Alessandra in un recente post. Davanti alla furia di Giovanni Padovani, arrestato per omicidio aggravato, non ha potuto fare niente.

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IL PERSONAGGIO

La vita da difensore di serie D gli stava stretta, Giovanni Padovani sognava in grande. «Sempre umili», scriveva con intento ironico sui social immortalando il Rolex Submariner allacciato al polso. Originario di Senigallia, un po' calciatore e un po' modello, tatuaggi sparsi e pose plastiche nelle foto, puntava a reinventarsi influencer dopo una gavetta da promessa del pallone. Poco alla volta svanita: dalle giovanili del Napoli, con qualche presenza nella Nazionale under 17, ai contratti in quarta serie con alcune parentesi in serie C, tra il 2020 e il 2021 indossa la maglia del Football Club Rieti, dieci presenze e circa 300 minuti di gioco. Approda in Sicilia e qui la sua carriera si chiude bruscamente alla prima di campionato. «Padovani è arrivato alla Sancataldese circa dieci giorni fa. Sebbene nei giorni trascorsi in albergo per il ritiro con i compagni avesse avuto un comportamento normale, e con loro aveva anche instaurato un buon rapporto, sembrava un ragazzo un po' solitario», racconta Salvatore Pirrello, dirigente e legale della squadra. «Avevamo intuito che avesse dei problemi e che non era sereno. Spesso si isolava, tant'è che sabato aveva lasciato improvvisamente il ritiro dicendo all'allenatore che per problemi personali doveva andare via. Lunedì ci aveva ricontattato per chiedere di rientrare in squadra. Ma il fatto che fosse andato via senza nessuna spiegazione la sera prima della partita di domenica, contro il Catania, per noi era un fatto grave e quindi non lo abbiamo più reintegrato comunicandogli che per quanto ci riguardava poteva cercare una nuova società. Certo nessuno poteva aspettarsi fatti simili. La notizia ci ha sconvolti».

L'ossessione di Padovani, il tarlo che lo rodeva era Alessandra Matteuzzi: per lei la storia era finita, lui la perseguitava. Il giovane sicuro di sé, che amava il calcio e ostentava il fisico da modello, era diventato uno stalker. «Se dovesse suonare quel ragazzo, non gli apra», ripeteva la vittima a un'anziana vicina alla quale confidava le sue ansie. Era la stessa persona che, otto mesi fa, rilanciava su Istagram il messaggio della Troina calcio: «Stop alla violenza sulle donne. Respect».

LA FOTO L'ultima storia su Instagram di Padovani risale alle 21 di martedì, poco prima di compiere il delitto, quando già si trovava sotto casa di Alessandra. È una foto in bianco e nero che mostra l'autostrada dal parabrezza di un'auto, probabilmente scattata mentre guidava verso Bologna. La scorsa settimana, in pantaloncini e a torso nudo, si autocelebrava dopo un allenamento: «Troppo selvaggio per vivere, troppo raro per morire. Serenità». Ora i commenti di apprezzamento delle fan lasciano il posto agli insulti. Il più benevolo è «assassino, devi marcire in galera».

 
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Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 04:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA