Pink Floyd, 25 anni fa il concerto
tra sogno e incubo

Martedì 15 Luglio 2014 di Giò Alajmo
Pink Floyd, 25 anni fa il concerto tra sogno e incubo
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VENEZIA - Sono passati 25 anni esatti da quel 15 luglio 1989 in cui Venezia e i Pink Floyd si scontrarono per uno degli eventi rimasti nella memoria come una specie di catastrofe, di tentato suicidio di una città che non seppe organizzare l’invasione dei fan di una delle più popolari rock band del mondo trovandosi alla fine a subirne l’assalto fortunatamente pacifico nella peggiore condizione possibile.

Ad aprile di quell’anno la proposta dell’organizzatore Fran Tomasi, veneziano d’adozione, di tenere un concerto del gruppo su un pontone galleggiante, gratuito e trasmesso in diretta e in mondovisione dalla Rai, era stata accolta in maniera possibilista dal Comune e in particolare dall’allora assessore competente Nereo Laroni.

L’operazione era complessa e costosa.

A Venezia la giunta rossoverde guidata dal sindaco repubblicano Casellati si divise sull’opportunità di tenere l’evento, di farlo lì, davanti a piazza San Marco, e in quel giorno, la sera della tradizionale festa del Redentore.

La battaglia, feroce, fra favorevoli e contrari - questi ultimi guidati dall’avvocato Augusto Salvadori - che inglobò lotte intestine fra i partiti locali, diverse vedute sulla filosofia di governo della città e la prospettiva di portare in futuro a Venezia l’Expo, finì con uno scaricabarile di responsabilità che portò il 15 luglio a una situazione paradossale. Il palco fu montato e trasportato in mezzo al bacino.

Duecentomila persone, forse più, occuparono ogni spazio possibile in piazza San Marco e sulla Riva degli Schiavoni sin dal mattino, compresi i tetti degli imbarcaderi. Qualcuno tentò anche la scalata delle impalcature del Palazzo delle Prigioni in restauro per avere una miglior vista del palco galleggiante.

Nessuno aveva preparato transenne, servizio d’ordine, servizi minimi di assistenza, gabinetti chimici, acqua, ristoro. La Sovrintendenza, coinvolta all’ultimo, aveva ottenuto un abbassamento dei decibel a livelli quasi inaudibili a terra e vietato, per motivi estetici, gabinetti chimici e un megaschermo in piazza.

Al pubblico - invitato da settimane di spot televisivi - fu negata assistenza anche da molti locali pubblici, quelli che non videro invece l’occasione di speculare sui prezzi di bevande e cibo.

Il concerto ci fu, con l’autorizzazione firmata all’ultimo. Durò solo 90 minuti per esigenze televisive e Venezia alla fine si vide poco in tv perché la mancanza di servizio d’ordine (la forza pubblica arrivò nel pomeriggio e fu prevalentemente incaricata di circoscrivere eventuali intemperanze) non aveva impedito la scalata alle torri di illuminazione che erano quindi rimaste in gran parte spente.

Alla fine tutti tornarono a casa lasciando tonnellate di immondizie sul posto (che nessuno si premurò di raccogliere per due giorni) e liberando la vescica dove possibile. Per Venezia e i veneziani fu un incubo, in parte raccontato poi dai Pitura Freska e Skardy nella loro famosa canzone "Pin Floi". Per la maggior parte dei fan una giornata comunque indimenticabile nonostante la disorganizzazione totale, i chilometri a piedi sul ponte per ritrovare le auto abbandonate in terraferma, i treni superaffollati, molti costretti a dormire dove capitava, stremati.

Il concerto segnò l’apice del tour di una band tornata in auge come trio dopo anni di traversie dovute alla disfida legale con l’ex leader Roger Waters, che aveva abbandonato il gruppo e tentato di azzerarne il marchio. Davanti al palco centinaia di gondole e migliaia di barche piene di persone e di luminarie avevano comunque fatto corona alla musica e agli effetti luminosi fino all’apoteosi dei tradizionali fuochi d’artificio partiti sull’ultima nota del concerto illuminando la laguna.

La polemica politica durò anni, e il processo alla Corte dei conti determinò alla fine che tutti gli amministratori erano variamente responsabili, mentre il conto dei danni era limitato al costo dell’asporto della spazzatura e all’equivalente di 800 euro per il restauro di una colonna scheggiata.

A ricordare quella famosissima notte, che ha già prodotto due libri, "Scoppi in aria" di Lucio Angelini, e "Lo show del secolo" di Tommaso Gastaldi, sono ora i fan veneti dei Pink Floyd, la fanzine Heyou e il museo virtuale Floydseum, con una mostra fotografica all’ex chiesa di Santa Marta a Venezia, "The Night of Wonders", corredata da video e oggetti. A Chioggia invece i collezionisti "Lunatics" hanno dedicato all’evento e al gruppo una mostra al Museo Civico fino al 20 luglio che culminerà il 18 in piazza Vigo col concerto dei Venice Floyd con ospite Durga McBroom, una delle storiche coriste del gruppo inglese, protagonista a Venezia 25 anni fa.

Questo mentre i Pink Floyd hanno appena annunciato per ottobre l’uscita a sorpresa di un nuovo disco originale, che utilizza le ultime session di musica ambient e strumentale lasciate dal tastierista Richard Wright prima di morire, rielaborate e completate da David Gilmour e Nick Mason.

Ultimo aggiornamento: 21:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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