Marco Gasparin
GASP! FUMETTI di
Marco Gasparin

Milo Manara, Hugo Pratt e l'incontro con il bandito Kociss

Mercoledì 5 Maggio 2021 di Marco Gasparin

Vien da sorridere a pensare che uno dei più grandi autori di fumetti come Milo Manara, abbia passato l’infanzia senza averne nemmeno uno in casa. «Come tutte le maestre all’epoca, mia madre vietava la lettura dei fumetti, che erano considerati addirittura diseducativi per i bambini». Lo racconta lo stesso Manara nella sua autobiografia “A figura intera” (Feltrinelli Comics, a cura di Tito Faraci), in cui il 75enne artista veronese mette per la prima volta a nudo se stesso ripercorrendo più di 50 anni di una carriera che ha segnato la storia dei comics. Intanto a Pordenone, giovedì 6, al Paff, (Palazzo Arti Fumetto Friuli) si terrà l’incontro di presentazione di “Manara Secret Gardens”, una mostra di disegni con la partecipazione dell’autore.

Milo Manara al lavoro


Tra le pagine più belle del volume quelle che raccontano l’amicizia con Hugo Pratt, che il disegnatore veronese avvicina al Salone di Lucca nel 1969. Manara aveva 24 anni e aveva da poco esordito nel mondo del fumetto; Pratt di anni ne aveva 42 ed era un autore affermato che due anni prima aveva regalato al mondo la prima avventura di Corto Maltese. «Si capiva subito che Hugo Pratt era diverso. Era di un altro pianeta. Io ne ero rimasto folgorato. Per lo stile e la qualità del disegno, sicuramente. Ma anche, forse soprattutto, perché si trattava di storie adulte. Sì, Hugo Pratt era un autore adulto che si rivolgeva agli adulti. Questo faceva la differenza». Vincendo la ritrosia, Manara trova il coraggio di rivolgere la parola a Pratt, che nota subito il suo accento veneto e presto prova simpatia quel giovane, tanto che – scoperto che era lì in camper, mentre lui era senza patente - gli chiede se può riaccompagnarlo a casa. A Parigi. «Ci fermavamo di continuo, per vedere una certa persona o mangiare in un certo posto. Hugo Pratt era così: aveva sempre una certa persona da vedere, in un certo posto». Quel viaggio è l’inizio di una splendida amicizia, durata un quarto di secolo, che segna la vita e l’arte di Manara, oltre che la sua visione della professione.


IL LEGAME
Troviamo Pratt alla base di una svolta importante nella vita di Manara: quando a quest’ultimo viene proposta un’assunzione come disegnatore al Corriere dei Ragazzi, il veneziano si inalbera: «Se fai una cosa del genere, tu devi dimenticarti di me! (...) Guai a te, se entri lì. Tu devi essere un disegnatore libero, non sei un pollo di allevamento. Tu sei un uccello da preda». È il maestro che dà una lezione di vita all’allievo. «Aveva ragione lui, come sempre. Mi ha spiegato la meraviglia che può dare questo lavoro, tutta la libertà che ti lascia». È così che Manara inizia a scriversi le sceneggiature, a partire da “HP e Giuseppe Bergman”, dove Bergman è l’alter ego dell’autore e HP è chiaramente Hugo Pratt. «Tu adesso cominci a scriverti le tue storie, perché il nostro mestiere è questo – gli disse Pratt - Scrivere storie e disegnarle. Noi siamo degli scrittori che, in più, sanno anche disegnare». A riprova della stima e fiducia reciproca, Manara è l’unico disegnatore a cui il maestro di Malamocco ha affidato due sue sceneggiature: il meraviglioso “Tutto ricominciò con un’estate indiana” e “Gaucho”.

Tavola da “HP e Giuseppe Bergman”


LA CURIOSITÀ
Il libro regala una serie di aneddoti irresistibili. Manara confessa che spesso per i nomi dei personaggi chiedeva consiglio a Pratt, che era eccezionale a ideare in un amen nomi convincenti. Fu lui ad esempio a coniare Giuseppe Bergman. Ma capitò anche che Pratt desse all’amico, per una delle sue storie erotiche, il nome di una veneziana realmente esistente, tanto che quella minacciò di fare causa a Manara, che si vide costretto a cambiare nome al personaggio. «Quando ho chiesto spiegazioni, lui ha sogghignato. Non ho mai capito se lo aveva fatto apposta». C’è anche spazio per un incontro che sembra uscito direttamente da un fumetto, quello con il leggendario bandito veneziano Silvano Maistrello, detto Kociss. Si parò davanti a Pratt e Manara mentre passeggiavano a Venezia dalle parti di Rialto: la loro colpa era aver osato guardarlo in faccia mentre gli passavano vicino. Ora gli sbarrava la strada e domandava in tono di sfida: “Ciò, e ti, chi sarèstito, ti?”. « Pratt ha mantenuto il sangue freddo, perché lui non aveva mai paura di niente e di nessuno – racconta Manara - e ha detto: “Mi son Hugo Pratt”. E Kociss: “Ah, e mi son Ursula Andress”. Al che Pratt ha avuto la presenza di spirito di rispondere: “Ah, ti xe molto cambiada ultimamente”». Dopo un lungo istante il bandito è scoppiato a ridere. «Ci ha presi sottobraccio, sollevandoci di peso, e ci ha portato dentro al bar, a bere con tutti quei banditi. Quando siamo usciti, eravamo ubriachi fradici».

(Pubblicato sul Gazzettino del 4 maggio 2021)

Ultimo aggiornamento: 10:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA