Se dovessi raccontare in quattro parole chi è Diego Della Valle direi “due più due fa quattro”: e lui rileverebbe che ho usato una parola di troppo. Pragmatico, quando si parla con lui bisogna fare attenzione a non restare destabilizzati perché in un batter d’occhio ti fa scendere dalle stelle e senza pietà ti porta giù, a livello terra dove più che parole contano i fatti. In questi giorni, nel mondo della moda e oltre, si è parlato molto, anche con qualche stupore, della sua decisone di far entrare nella stanza dei bottoni del suo brand Chiara Ferragni, l’influencer più gettonata che solo con la conferma dell’ingresso in Tod’s del duo Fedez con il marito - avrebbe fatto alzare vertiginosamente l’ attivo dell’azienda. Un risultato che darebbe ragione senza sconti all’imprenditore che non si è mai fatto incantare da sirene seducenti con offerte anche molto prestigiose per restare agganciato alla realtà, la sua realtà che non perde di vista l’obbiettivo unico e finale: vendere come si può, dove si può , quanto si può. La Ferragni è una brava venditrice, oggi chiamiamo influencer quelle che una volta venivano definite vendeuses, o agenti di commercio, rappresentanti. La Ferragni, in coppia Fedez, offre anche il ruolo di modella in grado di presentare al meglio un oggetto di mercato. E fa comprare.
La morale di questo fatto di cronaca - che ha dato una scossa alla moda un po’ appiattita come business in attesa di tempi migliori - ci dice che la strada possibile in questo momento può essere solo quella della verità, del contatto con il pubblico della strada non più distanziato da quello dei piani alti. Il Covid forse ha annullato distanze che sembravano incolmabili, ma ci obbliga anche a guardare la vita come un dono prezioso che va tutelato, un impegno che prima potevamo anche fingere di non considerare nella sua realtà disegnandolo come ci sembrava più fascinoso. Eccentricità, bizzarrie, spese pazze, grandeur ostentata sempre e comunque, distanze, diversità, tutto riuscivamo ad inglobare in un modo di vivere che ci coglieva in un mondo ben diverso da quello che ci ospita ora. Sofferenza, rinunce, timori, paure, il senso della morte presente, la rincorsa all’ancora di salvataggio, il vaccino o altro che garantisca il sopravvivere, un concetto di fuga sempre presente, stanno obbligando anche la moda a diverse valutazioni delle strategie.
I rumors nel mondo della moda si fanno sentire : Gucci lamenta sofferenze di bilancio e sembra mettere in discussione la licenza assegnata dal liberale capo di stato maggiore, l’ AD Bizzarri , allo stilista Alessandro Michele autorizzato a rivoluzionare il look della griffe per lanciarlo a pieno volo nell’esaltazione della diversità di sessi, nella fusione uomo donna confermata da un look che non lascia spazio a dubbi circa la femminilizzazione del guardaroba maschile, peraltro risultata un successo di vendita in queste ultime stagioni. E ora, in tempo di Covid, cos’è accaduto? Potrebbe essere che la moda esiga un ripensamento opportuno, usiamo il condizionale perché la verità non ce l’ha in tasca nessuno. In questo senso ha ricevuto strali e qualche accusa di inopportunità da “benpensanti di pandemia” la foto voluta da Pier Paolo Piccioli per la campagna pubblicitaria di Valentino: un bell’uomo giovane, totalmente nudo (di professione è un indossatore-fotografo) in posa libera accanto a una borsa griffata. Oggi il tempo Covid evidentemente ci obbliga a ripensamenti anche di qualità, ci mette tutti di fronte a un tempo che ha bisogno di sicurezze, quindi anche di ritrovata normalità, di quiete baudelairiana, con lusso moderato e ..voluttà sotto controllo. Poi torneremo a volare.
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