Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Torino 38/6. Tormenti di poliziotti gay
e anime perdute nella notte: il cinema va

Giovedì 26 Novembre 2020

Il Torino Film Festival va verso l’epilogo e finora il bilancio è piuttosto positivo. Altri tre film, tutti decisamente interessanti.

POPPY FIELD di Eugen Jebeleanu (Concorso) – Cristi è un poliziotto gay costretto a tenere nascosta la sua sessualità, in un ambiente terribilmente omofobo. Ha una relazione con un giovane francese (lo vediamo arrivare a inizio film), che vorrebbe al contrario una relazione più esplicita. Cristi è chiamato con la sua squadra a risolvere un’invasione di un gruppo di cattolici conservatori in un cinema dove viene proiettato un film a tematica omosessuale. Ma tra gli spettatori c’è anche qualcuno che conosce Cristi. L’esordio del rumeno Jebeleanu mostra ancora una volta un Paese che non ha risolto le proprie conflittualità (qui l’eco è di un fatto di cronaca del 2013), portando il protagonista a vivere interiormente un dramma sia in pubblico (per ovvi motivi), ma anche in privato (la relazione con Hadi non è così serena). Diviso in due grandi blocchi (l’interno della casa, l’interno del cinema), sfruttando una messa in scena che si avvale anche del fuoricampo come narrazione, il film resta volutamente scarno e irrisolto, senza forse avere quella forza e potenza di altri formidabili autori rumeni, un po’ prigioniero di uno schema semplice, ma è capace di rappresentare una profonda e condivisibile inquietudine, grazie anche alla prova attoriale di Conrad Mericoffer, i cui silenzi nervosi lasciano il segno. Voto: 6,5.

FUNNY FACE di Tim Sutton (Le stanze di Rol) – Saul è un giovane inquieto, Zama è una ragazza musulmana in rotta con gli zii, che l’hanno adottata dopo la morte del padre. Vivono a Brooklyn, dove la speculazione edilizia sta operando una gentrificazione del quartiere. Il loro incontro casuale li porta a girovagare per le strade, tra la rabbia e la malinconia, mentre il mondo degli appalti scuote i rapporti tra padri e figli. Sutton si conferma, dopo Pavilion e Dark Night, regista dal talento visivo, forse un po’ meno per quello narrativo. Ma Funny face è un lavoro non privo di elementi estetici rilevanti, sorretti da una musica ipnotica e da un’atmosfera costantemente sospesa. Si avvale di qualche elemento forse consumato (la maschera, l’angolo di James Dean), ma lo spleen che produce è emozionante (grazie anche agli interpreti), lo scontro generazionale in trattoria ha una sua forza, peccato non aver avuto il coraggio di chiudere su quel lungo abbraccio pop tra i due protagonisti, mentre la musica svanisce. Voto: 7.

DEAR WERNER di Pablo Maqueda (Tff Doc) – Nel 1974 Werner Herzog va a piedi da Monaco a Parigi, come atto di fede per “salvare” la critica cinematografica Lotte Eisner, sua mentore. Oggi un giovane cineasta compie lo stesso viaggio, sempre in solitaria. Affettuoso omaggio al cinema e al cinema di Herzog, in particolare, ricalcandone lo stile, lo sguardo e anche la voce (alternata a quella, inconfondibile, dello stesso regista tedesco). Un “ricalco”, diviso per capitoli che rimandano a titoli herzoghiani, che comunque emoziona, sincero e tenace, se non altro per lo sforzo. Voto: 7.

 

Ultimo aggiornamento: 15:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA