Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Torino 38/5. Omicidi involontari, sensi di colpa
ma gli hillbillies del Kentucky lasciano il segno

Mercoledì 25 Novembre 2020

Una giornata al Torino Film Festival tra omicidi involontari e un documentario sugli hillibillies del Kentucky, che lascia un segno significativo.

BOTOX di Kaveh Mazaheri (Concorso) – Le sorelle Akram e Azar vivono in campagna, nei dintorni di Teheran. Azar lavora in un centro estetico della capitale, Akram invece è autistica e spesso viene infastidita dal fratello Emad, che vive con loro e spera un giorno di andare in Germania. In un momento di rabbia Akram fa cadere il fratello dal tetto della casa, procurandogli la morte. Le due sorelle fingono da qui in poi che il fratello, che stava ostacolando dei nuovi lavori per la casa che potrebbero garantire in futuro un’agiatezza economica, sia partito per l’Europa. Un noir insolito, acceso da bagliori cupi, tra assassine involontarie e occultamento di cadavere (una scena davvero raggelante), che diventa il ritratto di una società spesso declinata sulla violenza, specialmente sulle donne. La rarefazione narrativa e il senso di disubbidienza alle proprie colpe crea un’atmosfera inquietante e dolorosa, con un finale non convenzionale. Un’opera prima interessante. Voto: 7.

REGINA di Alessandro Grande (Concorso) – Luigi è rimasto vedovo, perdendo la voglia di continuare a esibirsi come bassista con il suo gruppo, riversando ora le speranze musicali sull’adolescente figlia Regina, che non manca di talento. I due sono molto legati, in un modo affettivo anche esuberante per un padre e una figlia, ma durante un’uscita con la barca sul lago delle vicinanze, un incidente blocca il motore. In realtà si tratta di un sommozzatore, centrato in pieno dall’elica, che muore subito dopo. Da quel momento la loro vita cambia, anche perché il padre cerca di tenere nascosto la loro colpevolezza, specie dopo il ritrovamento del cadavere, e la figlia è assalita dai complessi di colpa. Un’opera prima, unica italiana in Concorso, che ha una partenza di sensibilità significativa, ma poi nel momento in cui la storia esplode nel tormento e nella menzogna, non sa reggere lo sviluppo drammaturgico, disperdendo la possibilità di addentrarsi in modo meno convenzionale e televisivo nelle conflittualità nascenti e nella accettazione della colpa. Voto: 5.

THE LAST HILLBILLY di Diane Sara Bouzgarrou, Jenkoe Thomas (Tff/Doc) – Nel Kentucky orientale, Brian Ritchie vive con la sua famiglia, mentre le miniere hanno chiuso da tempo e il passato fiorente è solo un ricordo. Appartiene agli Hillbillies, rozzi montanari, come vengono definiti. Il suo racconto è quello di un’America che sta scomparendo. Un documentario a quattro mani (Bouzgarrou era già stata ospite a Onde tre anni fa) che colpisce per la profondità di sguardo, scandaglio socio-politico, e illustrazione del paesaggio, dove la realtà diventa quasi metafisica. Una delle sorprese migliori del festival. Voto: 8.

 

Ultimo aggiornamento: 15:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA