Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Torino 38/4. Il cinema libero di Capuano
ma il colpo di fulmine arriva da Madrid

Martedì 24 Novembre 2020

La media dei film finora visti al Torino Film Festival sembra decisamente interessante, tra l’altro c’è anche un primo colpo di fulmine, che in realtà è una serie e non un film (anche se ormai tutte le distinzioni rischiano di essere pedanti).

ANTIDISTURBIOS di Rodrigo Sorogoyen (Le stanze di Rol) – Una squadra antisommossa della polizia madrilena esegue uno sfratto, durante il quale la situazione scappa di mano e ci casca il morto. L’indagine interna parte e in poco tempo è disposta a chiudere il tutto con l’assoluzione dei 6 agenti, ma una delle componenti degli Affari Interni non ci crede e trova delle prove schiaccianti. Primi due episodi di una serie spagnola di Moviestar+ firmata da Rodrigo Sorogoyen, l’anno scorso a Venezia con Madre. Per ora la grande sorpresa del festival e non solo per la lunga, magnifica pagina dello sfratto, tesa, potente e tellurica. Nel ritmo incalzante, emerge tutto il marcio che accompagna la tragica azione e i vari tentativi di nasconderla. Il personaggio di Laia già si impone nella storia e sullo schermo, una che la verità non la lascia perdere nemmeno quando gioca a Trivial Pursuit con la famiglia (scena iniziale che è chiaramente sintomatica). Sperando di veder presto il prosieguo, finora opera splendida. Voto: 8.

IL BUCO IN TESTA di Antonio Capuano (Fuori Concorso) – Maria abita vicino Napoli. Single, con un lavoro precario, una mamma che praticamente non parla mai dal giorno, a fine anni ‘70, in cui ammazzarono suo marito, vicebrigadiere di polizia, da un militante dell’estrema sinistra, pochi mesi prima che Maria nascesse. Maria scopre che l’assassino paterno ha scontato la pena e ora è libero a Milano. Maria parte per la città lombarda, senza dimenticare una pistola. Capuano pone Maria subito in colloquio diretto con lo spettatore: la bravissima Teresa Saponangelo ne fa un ritratto rabbioso e febbrile che divora la storia in modo irruento. Cinema libero, capace di digressioni continue, di spazi e sguardi laterali, dove il film riesce davvero ad avere un respiro ampio e sorprendente, come accade sempre con Capuano. Forse è proprio la personale vicenda “politica” che risulta meno emozionante, nonostante la recitazione sottotono di Tommaso Ragno, che ne evidenzia il peso e il rimorso di un personaggio sconfitto anche dalla Storia, dove però Capuano finisce con l’essere prigioniero di una narrazione più convenzionale. Voto: 7.

EYIMOFE di Arie Esiri, Chuko Esiri (Concorso) – Lagos, Nigeria. Mofe è un elettricista, Rosa fa la parrucchiera. Entrambi vogliono lasciare il loro Paese e cercare fortuna altrove. Ma il destino non li accontenta: entrambi saranno costretti a ricostruire la speranza di un futuro migliore. Il film dei gemelli Esiri (al loro esordio) è un dramma intimo, dai risvolti neorealisti, che mostra una realtà problematica e confusa, tra burocrazia e povertà, dove si sognano terre promesse da conquistare con passaporti falsi e e qualche soldo messo da parte. Un film sincero, dove la vita pulsa nel ritmo lento e al tempo stesso concitato, pronta a perdere la forza, come quei generatori che continuano a saltare. Voto: 6,5.        

Ultimo aggiornamento: 15:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA