Luciana Boccardi
MODI E MODA di
Luciana Boccardi

RICORDO DI KENZO E DI QUELLA
SUA CASA "GIAPPONESE" A PARIGI

Venerdì 9 Ottobre 2020 di Luciana Boccardi

 

Una porta come altre   dei palazzi  tipici dei quartieri  alti  parigini.  Un invito inatteso  firmato  Kenzo  per un incontro con la stampa . L’occasione:  la nascita di un marchio destinato a riproporre la creatività dello stilista giapponese più famoso, assegnata a una mini capsule di grand foulard  da usare come mantella, come poncho, come accessorio importante.   - “Ma non aveva venduto  marchio e tutta  la sua eventuale applicazione  a LVMH  con l’impegno di non produrre più nulla che portasse il suo nome?”   Interrogativi  che  fissavo rapidamente sul quaderno di appunti mentre mi avvicinavo all’ingresso dove un giovane  guardiano ci attendeva per farci conoscere una casa unica al mondo. Preoccupazione del custode era infatti richiudere ogni volta il portone per far sì’ che la sorpresa si rinnovasse per ognuno dal primo passo dentro casa.  E aveva ragione. Attraversato un piccolo cortile dal carattere tutto francese, in pietra e macchie di vegetazione , si entrava in uno spazio totalmente giapponese, caratterizzato da un arredo che faceva somigliare l’ingresso a quello di un tempio modernissimo. Kenzo era ad attendere i suoi ospiti, cortese come sempre, cordiale con chi non rivedeva da tempo  ma ricordava bene , invitando a proseguire verso un mondo incantato:  una sequenza di salotti e salottini ravvivati da cuscini coloratissimi, con la parete che si affacciava su uno spazio aperto totalmente trasparente. Fuori - ricavati nel giardino -  piccoli laghetti circondati da vegetazione bassa abitati da qualche anatra che galleggiava vanitosa.  Salotto con laghetto  e , subito dopo, sul fronte della casa opposto altra stanza per ospiti affacciata su uno stagno pieno di suggestioni orientali. Così Kenzo aveva trasformato il giardinetto che normalmente circondava la casa in una serie di elementi liquidi che rendevano improbabile la realtà di un appartamento nel cuore di Parigi.  Alberi nani, siepi bassissime e folte di un verde lussureggiante, pochi fiori  ma comunque  fiori di pesco, trattati come alberi.   Tanto verde, alternato a qualche spazio pietroso nel quale qualche fontanella continuava quel concerto d’acqua che sonorizzava piacevolmente  l’intero percorso di quella casa: un frammento di Giappone non lontano da Place des Invalides.  E a completare quella musica qualche piccolo ruscello che scorreva surreale tra il divano del salotto e un mobile prezioso  Alle pareti,  disegni  per stampe che hanno fatto di Kenzo il sovvertitore del vecchio sistema moda quando negli anni Settanta esordì a Parigi con il suo mondo variopinto, i suoi volumi  ampi,  il gioco del kimono, il coraggio di esagerare con i cenni  a foreste, o a onde marine, i colori delle bambole “kokesh”,  i primi animals quasi parlanti dipinti, ricamati, stampati , l’esaltazione del cotone fino allora snobbato.  IL cuore di Kenzo, francese da quel  lontano 1968,  quando,  abbandonato  il Giappone dov’era nato (in una famiglia che non lo avrebbe mai voluto personaggio della moda),  approdò sulla Senna deciso a imporre alla moda una rivoluzione che sovvertisse i canoni di bon ton in voga come codici di perbenismo fino agli anni Sessanta.

A noi dell’universo moda, che lo seguimmo sempre  con l’attenzione che la sua  “arte” meritava,  restano  bellissimi ricordi. Io lo rivedo nell’ingressino che segnava il confine tra Francia e Giappone all’interno della sua casa  parigina, mentre mi salutava con l’imprescindibile inchino, sussurrandomi che poche ore prima gli era pervenuta una diffida affinchè -  come ad accordi contrattuali da lui sottoscritti -  non usasse il suo nome  (ovvero il nome del suo ex- marchio ormai passato ad altra proprietà)  per nessun’altra produzione di moda.  “Ma io  -   precisò serissimo - ho creato  la nuova griffe di Kenzo Takada (che non è Kenzo).”  La storia poi non fu benigna nei confronti di questa sua tesi e  Kenzo dovette rassegnarsi a chiamare quella capsule solo con  il cognome :  “Takada”.

In questi giorni, a Parigi, nel programma della Fashion Week, per la presentazione della sfilata Kenzo ( la collezione  P/E 2021,  disegnata per il marchio da Baptista Olivera ) era stata annunciata la presenza dell’ottantunenne stilista  alla sfilata ( certamente non più in sella all’elefante come ci apparve un tempo  alla fine di uno dei suoi indimenticabili show). Ma non si è  visto:   questa volta,  non per sua volontà ,  Kenzo ha reso ancora una volta indimenticabile l’occasione con la sua tragica assenza: un comunicato ci  informava tristemente  che lo stilista giapponese era morto per Covid19  nell’Ospedale americano di Neuilly sur Seine.    Ciao Kenzo.                                                              

                                                     

Ultimo aggiornamento: 11:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA