Frontiere, Europa riapre il 1° luglio ma non a tutti: verso esclusione paesi ad alto contagio

Venerdì 26 Giugno 2020
Frontiere, Europa ripare confini il 1° luglio ma non a tutti: verso esclusione paesi ad alto contagio

L'Europa deve riaprire i confini il primo luglio, ma ancora non sa quali turisti è pronta a riaccogliere. Ad esempio, potrebbero esserci i cinesi, ma non gli americani se il criterio fosse soltanto quello del numero dei contagi. Per evitare di procedere in ordine sparso, mettendo a rischio anche la libera circolazione nelle frontiere interne, gli ambasciatori dei 27 Paesi membri stanno cercando di venire a capo della complicata lista dei Paesi terzi a cui dare l'ok, che quasi certamente terrà fuori quelli ad alto rischio, cioè dove i contagi sono ancora alti. L'obiettivo delle riunioni che si susseguono da giorni è quindi coordinarsi, soprattutto per poter mantenere in piedi Schengen, riaprendo al turismo di cui molti Paesi hanno bisogno per risollevarsi.

Mentre l'Europa discute, gli Stati Uniti le inviano un messaggio per rassicurarla: gli Usa stanno riaprendo «in sicurezza e in maniera responsabile», nonostante un'impennata dei casi in alcune aree del Sud del Paese, ha detto il vicepresidente americano Mike Pence. Il confronto in queste ore si concentra sui criteri per classificare i Paesi 'sicurì. La Commissione europea aveva presentato qualche settimana fa una proposta in cui ha stabilito diversi criteri epidemiologici per ammettere un Paese nella lista Ue. Tra questi, il tasso di nuovi casi di Covid-19 deve essere vicino o inferiore a 16 per 100.000 abitanti (è la media Ue) negli ultimi 14 giorni.

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Se il criterio restasse soltanto questo, l'Unione resterebbe chiusa ai viaggiatori provenienti da Stati Uniti, Brasile e Canada, mentre potrebbero entrare quelli in viaggio da Cina, Giappone, Corea del Sud, India, Marocco, Cuba, Venezuela, Australia, Nuova Zelanda e Balcani. Ma la lista che deve vedere la luce entro martedì non sarà fissa, bensì varierà costantemente in base all'evoluzione della situazione, almeno ogni due settimane. E molto probabilmente conterrà anche altri criteri, non soltanto il numero dei contagi, criterio messo spesso in discussione vista la scarsa affidabilità dei dati epidemiologici raccolti in alcuni Paesi.

L'Ue prenderà quindi in considerazione anche la tendenza a stabilizzare o ridurre i nuovi casi, nonché le misure prese dai Paesi per combattere la pandemia, compreso l'utilizzo dei test. Non solo una situazione epidemiologica simile o migliore quindi, ma anche una risposta e una prevenzione ugualmente efficaci. Una volta soddisfatti i criteri sanitari, molto probabilmente si guarderà anche a quello della reciprocità, ovvero bisognerà assicurare che anche i cittadini europei siano ammessi in quel Paese.
 

Ultimo aggiornamento: 28 Giugno, 14:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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