Ospedale senza controlli, barboni dormono tra i macchinari per i raggi X

Venerdì 5 Giugno 2020 di Elisa Fais
Gli scatoloni che fanno da giaciglio di fortuna nello scantinato dell'ospedale
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PADOVA - Dalle panchine del Cup, a giacigli di fortuna tra le stanze e gli androni del Policlinico: i senzatetto sono tornati a popolare l'Azienda ospedaliera nonostante le norme imposte dall'emergenza Coronavirus. A lanciare l'allarme sono le sigle sindacali Uil e Nursing up, che nelle scorse ore hanno registrato l'ennesimo scenario di degrado all'interno della cittadella ospedaliera. 

All'Istituto di Radiologia due grandi scatoloni di cartone, che fungevano da copertura per macchinari diagnostici, vengono utilizzati come letti improvvisati da qualcuno. Le foto scattate l'altra mattina immortalano coperte, bottiglie vuote, macchie sul pavimento e una mascherina usata e gettata a terra. 

«Una situazione insostenibile chiosa Luigino Zuin della Uil -. Comprendiamo e rispettiamo le difficoltà di queste persone, ma gli ospedali non possono diventare dormitori dei senza fissa dimora. Soprattutto in un periodo delicato come questo, in cui è necessario adottare ogni tipo di provvedimento per abbassare il rischio contagio. Durante il giorno gli accessi sono contingentati e l'igiene è massima, chi entra indossa addirittura il braccialetto di riconoscimento, poi la notte il Policlinico diventa terra di nessuno e tutto è concesso». Ieri mattina, 4 giugno, l'ultimo caso: un uomo in evidente stato di alterazione psichica ha creato il caos fuori dal bar del Policlinico, gridando e lanciando in aria tutto ciò che gli capitava a tiro. Con l'aumentare di episodi di microcriminalità, cresce anche il malcontento tra i dipendenti che denunciano poca sicurezza nel plesso ospedaliero.
NON SOLO A DORMIRE
«I piccoli furti sono all'ordine del giorno continua Zuin spariscono cellulari di pazienti, portafogli e soldi. Ad una collega sono state rubate tre biciclette in ospedale, tra cui una elettrica. Ci sono dipendenti che arrivano addirittura a togliere il sellino per custodirlo in armadietto in modo da proteggersi dai ladri. A questo si aggiungono le aggressioni verbali e fisiche ai danni di infermiere e operatrici da parte di malintenzionati e individui sospetti. Se questo luogo deve diventare un Bronx, purtroppo ci sono tutte le premesse. Chiediamo che l'ospedale sia un posto sicuro per dipendenti e utenti. Non siamo una casa di riposo, questa azienda non si ferma mai, almeno cinquecento persone lavorano di notte per le emergenze e per le consulenze in reperibilità». 

La Uil annuncia un incontro con il questore Isabella Fusiello per cercare di trovare una soluzione. «Chiederemo un confronto fa sapere il sindacalista . Il problema della poca sicurezza in ospedale va avanti da parecchi anni, finora le istituzioni non si sono fatte carico della questione. Abbiamo fiducia nel nuovo questore, in questo momento serve concretezza. E' da valutare la possibilità di ripristinare il posto di polizia h24, servirebbe almeno un agente nelle ore notturne per tenere sotto controllo i punti più critici. Come sappiamo i vigilantes hanno le mani legate, non è loro compito intervenire». 

I PRECEDENTI
E' passato poco più di un mese dall'ultima aggressione ai danni di tre infermiere della Clinica ostetrica. Un 20enne di origini marocchine è finito in manette per aver malmenato tre dipendenti davanti ad un distributore automatico. Una delle vittime, che si è vista mettere le mani al collo, è stata Monica Porcu. Oggi l'infermiera torna a far sentire la sua voce. «Io ho bisogno di lavorare ma ho paura, e come me molte altre colleghe afferma -. Il 95% dei dipendenti in quest'ospedale è donna. Ma a prescindere da questo pensiamo a tutti coloro che fanno i turni di notte e sono costretti ad imbattersi in tossicodipendenti e persone poco raccomandabili. Ci vuole rispetto. Abbiamo bisogno di sostegno da parte delle forze dell'ordine».

Da sempre si batte per chiedere maggiore sicurezza in via Giustiniani Susanna Barbato, infermiera all'ospedale civile da oltre 20 anni. «Bisogna farsi un giro da soli di notte in ospedale per capire cosa si prova racconta -. Fino a qualche tempo fa i bagni accanto al Cup venivano utilizzati come punto d'incontro per drogarsi e avere rapporti sessuali. Ho assistito anche a vandalismi e danneggiamenti alle macchine distributrici di alimenti. Prima passavano la notte nelle panchine del Cup, ora invece sono sparsi per tutta la struttura in bivacchi di fortuna. Sono sempre più basita, nessuno fa nulla e c'è un continuo scaricabarile su questo delicato tema».   
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