Flavio Tosi indagato per una fattura da 5mila euro. E lui: «Questa indagine mi fa sorridere. Ne uscirò estraneo»

Venerdì 5 Giugno 2020 di Angela Pederiva
Flavio Tosi indagato per una fattura da 5mila euro
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Una fattura da 5.000 euro nell'estate del 2017, emessa dall'agenzia Veneta Investigazioni di Verona e pagata per conto di Flavio Tosi dalla municipalizzata Amia, allora guidata da un fedelissimo dell'ex leghista veronese: Andrea Miglioranzi, in contatto secondo gli inquirenti con uomini del clan Giardino. «Attività d'investigazione privata commissionata da quest'ultimo per scopi di interesse personale in fase di campagna elettorale a favore della sua campagna Bisinella Patrizia», scrive il gip Barbara Lancieri. È questo l'episodio che, secondo l'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia, giustifica l'ipotesi investigativa di peculato in capo all'ex sindaco scaligero. La coppia dice di cadere dalle nuvole. «È un'accusa strampalata, di cui apprendo ora dal Gazzettino, figuriamoci se ho fatto pedinare qualcuno...», dice lei, che non è indagata. «Tutto quello che ho fatto per me, me lo sono sempre pagato: mi tirano in ballo solo perché sono famoso...», aggiunge lui.

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Tosi, cosa intende?
«Non ho letto gli atti, ancora una volta devo apprende re tutto dalla stampa. Ma da quello che sento, si parla di ndrangheta, rifiuti, riciclaggio, turbativa d'asta e forse anche droga. Questa storia dell'investigazione privata, oltre a non esistere, cosa c'entra con quei reati? Nulla».

Quindi?
«Quindi sono abituato a subire vicende di questo tipo, ho speso decine di migliaia di euro per difendermi da accuse infondate. Evidentemente fa comodo usare il mio nome».

Ma perché ritorna negli anni l'accostamento Tosi-mafia?
«Non ne ho la più pallida idea. Con quella gente non ho nessuna frequentazione, non esiste proprio una cosa del genere».

Conosce Antonio Giardino?
«No».

Ma allora quella foto che vi ritrae insieme?
«Ne ho fatte decine di migliaia nella mia vita politica e non sono abituato a chiedere il casellario giudiziario a chiunque mi chieda di posare per uno scatto. Immagino che fosse una roba da campagna elettorale, ma ho fatto una campagna elettorale all'anno per trent'anni, mica posso ricordarmi tutte le persone che ho incrociato». 

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Nel merito, come si difende da questa accusa?
«Non ne so nulla, ma ne uscirò totalmente estraneo, come in tutte le altre occasioni. Da sindaco sono sempre stato rigorosissimo nel mio mandato, tanto da non avere utilizzato per molti anni autisti e veicoli a carico del Comune pur avendone diritto, facendo risparmiare alle casse pubbliche decine di migliaia di euro, pagando di tasca mia anche quando non ne sarei stato tenuto. Questa nuova indagine mi fa francamente sorridere».

Ne ha avute altre in passato.
«Nel 2006 da assessore regionale subii addirittura una perquisizione domiciliare, salvo poi essere totalmente prosciolto: il magistrato di turno mi querelò per la mia replica piuttosto forte, il che mi costò migliaia di euro per aver proclamato e difeso la mia innocenza. Lo stesso copione si è ripetuto altre volte nel tempo, da ultimo nel 2014, ma ne sono uscito totalmente estraneo, tanto per cambiare».

Potrebbe cambiare qualcosa nel suo futuro politico?
«Nemmeno per idea».

È vero che è pronto a correre ancora come primo cittadino?
«Non è un segreto per nessuno. L'unico ruolo a cui non ho mai abdicato è quello di amministratore locale: sono in Consiglio comunale dal 1994, ho rifiutato ruoli di governo e mi sono dimesso da europarlamentare per restare nella mia città».
 

Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 08:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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